Corriere di Bologna

FILM ITALIANO Mostri del cinema

Festival di Porretta, weekend clou Ospite d’onore il regista Lucchetti In città arriva il «mito» Moretti Ed è già caccia ai nuovi talenti

- Piero Di Domenico

Daniele Luchetti ha mosso i suoi primi passi nel cinema con Nanni Moretti, prima da studente e poi da aiuto regista in «Bianca». In seguito Moretti ha prodotto il suo esordio «Domani accadrà» e interpreta­to «Il portaborse».

I due si ritroveran­no vicini anche in questo weekend, Luchetti ospite d’onore oggi del «Festival del Cinema di Porretta» e Moretti domani a Bologna, al Lumière, per presentare il suo «Santiago, Italia».

«Non lo sapevo ma non mi sorprende - esordisce il cinquantot­tenne regista - siamo vicini di casa anche a Roma e ci vediamo spesso al bar». Luchetti è legato a Bologna per aver girato nei paraggi alcuni suoi film come «La settimana della sfinge»: «Il mio scenografo storico, Giancarlo Basili, vive a Bologna e cercava sempre di farmi girare vicino casa sua. È una città che conosco bene e che ho visto cambiare tanto da laboratori­o che era. Ma ha una comunità studentesc­a sempre viva e poi il cinema in Piazza Maggiore».

Negli anni della «Mostra del Cinema Libero» Luchetti era ancora un ragazzo, ma si dice onorato del premio che riceverà questa sera alle 20,30 al cinema Kursaal di Porretta, al termine della retrospett­iva dedicatagl­i e dopo una masterclas­s che terrà alle 15 al Teatro Testoni.

«Quando ho iniziato, in

pieno riflusso anni ‘80 – continua il regista – il cinema politico era fuori moda. I miei film ‘politici’ erano su persone che facevano politica, non erano strumenti di lotta. A me, poi, è sempre interessat­o non parlare solo a quelli che politicame­nte erano d’accordo con me». Dopo «Io sono Tempesta», ritratto dell’Italia uscita dal ventennio berlusconi­ano, il nuovo film, «Momenti di trascurabi­le felicità» con Pif, dal libro di Francesco Piccolo, «è un film sentimenta­le, ritratto frammentat­o di un uomo a contatto con la morte, per capire che dobbiamo accettare anche le nostre imperfezio­ni».

Luchetti da anni insegna al Centro Sperimenta­le di Cinematogr­afia e ha registrato cambiament­i radicali tra i suoi studenti: «Quest’anno per la prima volta – racconta – tra i candidati la maggioranz­a veniva dall’area informatic­a, non da quella umanistica o dal Dams. Ragazzi totalmente immersi nel mondo digitale e nella nuova serialità, che più che da una saletta dove si vedeva Quarto potere di Welles arrivavano dall’aver messo mano a un programma di montaggio e dall’essersi chiesti “e ora con questo cosa ci possiamo fare?”. Bisogna che a questa nuova generazion­e facciamo conoscere il cinema e poi si tratterà di scoprire cosa ne faranno, ma oggi non possiamo saperlo e comunque sarà diverso dal passato».

Dopo le esperienze di spot popolari come il gelato del «du gust is megl che uan» che lanciò Stefano Accorsi, Luchetti sta pensando a qualche progetto di serie tv: «Le nuove piattaform­e - conclude - hanno bisogno di contenuti e in Italia troveranno molta creatività, come Mainetti, i gemelli D’Innocenzo, Carpignano, Alice Rohrwacher, che mi piacciono molto. Talenti da usare per soddisfare il piacere del pubblico e non la propria vanità».

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