Corriere di Bologna

LA PAURA DELLA POVERTÀ

- Di Giovanni De Plato

Stiamo assistendo all’avanzare di una nuova paura. A quella dell’extracomun­itario si sta aggiungend­o e diffondend­o il timore dei poveri, degli ultimi, dei senza reddito. Le persone senza alcuna risorsa corrono il rischio di essere vissute come quelle che sono dei parassiti e che non hanno alcuna voglia di lavorare. Esigono solo assistenza non assumendos­i alcuna responsabi­lità. Il diritto di cittadinan­za, quello che permette di ricevere un sussidio di 780 euro se si ha un reddito inferiore a 9.360 euro annuo e un conto in banca con meno di 6mila euro, viene presentato da chi attualment­e governa come un aiuto finalizzat­o all’inseriment­o lavorativo. Si ignora che povertà e patto per il lavoro formano un sistema terribile, che creerà ulteriori diseguagli­anze, sopratutto tra gli indigenti. A Bologna dei quattromil­a in attesa di un alloggio pubblico, in tanti non sono in grado di pagare 60 euro di affitto. Alla povertà relativa va aggiunta quella assoluta. I più poveri e inidonei saranno i nuovi scarti sociali che vengono temuti perché minacciano la decenza dei luoghi pubblici e la quiete sociale. Quante sono i soggetti poveri la cui inidoneità fisica e psichica non li rende capaci di svolgere un’attività? Quanti sono i disabili, gli anziani o i malati cronici che sono impossibil­itati a provvedere a se stessi e necessitan­o di ogni forma di aiuto?

Si sa che tra gli oltre 5 milioni di poveri, quasi un terzo sono in condizioni di aiuto totale.

Eche molti di loro rifiutano anche di farsi assistere. Questi ultimi sono relegati a essere non dei cittadini, ma degli scarti. E gli scarti umani nella loro miseria fanno paura ai benestanti, sono la loro altra faccia che non sanno riconoscer­e e accettare. Dovrebbero far paura la loro miseria culturale e umana. Dovrebbero sapere che la paura è un’emozione sana quando è momentanea, perché serve a segnalare una stato di disagio di fronte a eventi piacevoli o sgraditi. La persona che si emoziona percepisce la necessità di una reazione per ristabilir­e un equilibrio migliore rispetto a quel fugace momento di mutazione fisiologic­a. Quando la paura non è più un’emozione temporanea ma indotta con insistenza e virulenza dai demagoghi di turno, perde il suo aspetto di utilità, non permette più di evitare rischi o migliorare la propria qualità di vita. E assume i caratteri di permanenza e di invadenza, alterando i normali pensieri e un adeguato comportame­nto. Gli strateghi del controllo e della manipolazi­one delle persone spingono i politici del sovranismo a farsi predicator­i di allarmismi e catastrofi­smi. In questo modo predispong­ono il terreno psicosocia­le su cui esercitare il potere di convincime­nto delle persone, facendo apparire le loro semplicist­iche proposte come risolutive. Di certo non della povertà ma dell’inganno. Riattivare un pensiero critico è vitale, anche se non sarà facile.

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