LA PAURA DELLA POVERTÀ
Stiamo assistendo all’avanzare di una nuova paura. A quella dell’extracomunitario si sta aggiungendo e diffondendo il timore dei poveri, degli ultimi, dei senza reddito. Le persone senza alcuna risorsa corrono il rischio di essere vissute come quelle che sono dei parassiti e che non hanno alcuna voglia di lavorare. Esigono solo assistenza non assumendosi alcuna responsabilità. Il diritto di cittadinanza, quello che permette di ricevere un sussidio di 780 euro se si ha un reddito inferiore a 9.360 euro annuo e un conto in banca con meno di 6mila euro, viene presentato da chi attualmente governa come un aiuto finalizzato all’inserimento lavorativo. Si ignora che povertà e patto per il lavoro formano un sistema terribile, che creerà ulteriori diseguaglianze, sopratutto tra gli indigenti. A Bologna dei quattromila in attesa di un alloggio pubblico, in tanti non sono in grado di pagare 60 euro di affitto. Alla povertà relativa va aggiunta quella assoluta. I più poveri e inidonei saranno i nuovi scarti sociali che vengono temuti perché minacciano la decenza dei luoghi pubblici e la quiete sociale. Quante sono i soggetti poveri la cui inidoneità fisica e psichica non li rende capaci di svolgere un’attività? Quanti sono i disabili, gli anziani o i malati cronici che sono impossibilitati a provvedere a se stessi e necessitano di ogni forma di aiuto?
Si sa che tra gli oltre 5 milioni di poveri, quasi un terzo sono in condizioni di aiuto totale.
Eche molti di loro rifiutano anche di farsi assistere. Questi ultimi sono relegati a essere non dei cittadini, ma degli scarti. E gli scarti umani nella loro miseria fanno paura ai benestanti, sono la loro altra faccia che non sanno riconoscere e accettare. Dovrebbero far paura la loro miseria culturale e umana. Dovrebbero sapere che la paura è un’emozione sana quando è momentanea, perché serve a segnalare una stato di disagio di fronte a eventi piacevoli o sgraditi. La persona che si emoziona percepisce la necessità di una reazione per ristabilire un equilibrio migliore rispetto a quel fugace momento di mutazione fisiologica. Quando la paura non è più un’emozione temporanea ma indotta con insistenza e virulenza dai demagoghi di turno, perde il suo aspetto di utilità, non permette più di evitare rischi o migliorare la propria qualità di vita. E assume i caratteri di permanenza e di invadenza, alterando i normali pensieri e un adeguato comportamento. Gli strateghi del controllo e della manipolazione delle persone spingono i politici del sovranismo a farsi predicatori di allarmismi e catastrofismi. In questo modo predispongono il terreno psicosociale su cui esercitare il potere di convincimento delle persone, facendo apparire le loro semplicistiche proposte come risolutive. Di certo non della povertà ma dell’inganno. Riattivare un pensiero critico è vitale, anche se non sarà facile.