Corriere di Bologna

Strada Maggiore Il portico nobile

- Di Daniela Corneo

Èentrata nei dodici tratti di portico del dossier Unesco per il suo carattere «aulico», l’ha definito il Comune. Un concentrat­o di storia, bella architettu­ra, nomi illustri e famiglie nobili. Strada Maggiore, l’unica via di Bologna a chiamarsi «strada», non è altro che l’antica via Emilia. Da qui entravano i papi, quando arrivavano in città. Negozi nuovi che la abitano, botteghe storiche che reggono, graffiti che la deturpano. E un «gioiello» al centro: il portico dei Servi. A pochi passi da questo, si consumò, nel 1902, il delitto Murri.

Storico portico Strada Maggiore era l’antica via Emilia, punto d’accesso per chi veniva da Roma. Ci abitarono Rossini e Rizzoli. Delle sei torri antiche ne sono rimaste due (Asinelli compresa). Sotto i suoi archi si consumò il delitto Murri

Sotto ci sono i resti dell’antica via Emilia, sopra c’è una concentraz­ione di palazzi storici quasi unica in città: basta alzare lo sguardo e contare quante sono le targhe che li raccontano. A fare da «raccordo» c’è uno dei tratti di portico più «nobili» di Bologna, scelto dal Comune da inserire nel dossier Unesco per la sua architettu­ra aulica e per il suo valore storico. Che Strada Maggiore sia un luogo eccezional­e lo si capisce già dal nome: è l’unica via della città che si chiama «strada». Non ce n’è un’altra. Si chiamavano così, in origine, le strade principali, quelle lastricate e meglio curate. Strada Maggiore lo era in modo particolar­e, perché da qui entravano i Papi in arrivo da Roma, dopo aver imboccato la via Emilia a Rimini.

Oggi di quegli antichi fasti resta ben poco. Certo, ci sono i palazzi antichi, seppure riempiti di graffiti sulle facciate: basti pensare alla bellezza di palazzo Hercolani, sede oggi di Scienze politiche, e alla magnificen­za di palazzo Davia Bargellini con i suoi telamoni, i giganti di pietra. Restano due delle sei torri che c’erano lungo la via: l’Asinelli, torre-simbolo della città insieme alla vicina Garisenda, e la torre Oseletti. Resta il colpo d’occhio eccezional­e del portico dei Servi: colonne strette, superficie ampia, soffitto basso. «Ma il portico è sempre sporco, andrebbe curato di più», dicono voci (insistenti) del presente. Una di queste è di uno dei dipendenti storici

Dodici puntate per i dodici tratti dei portici da candidare all’Unesco. Abbiamo già raccontato San Luca e Santo Stefano. Quindi toccherà a via Galliera e via Manzoni, al «treno» della Barca, al Forno del Pane, a via Santa Caterina, al Baraccano, a via Zamboni, al Pavaglione e piazza Maggiore, alla Certosa, a via Farini. Oggi raccontiam­o Strada Maggiore.

dell’altrettant­o storica ferramenta Castaldini (è lì dal 1986), all’inizio del portico, proprio sotto le Due Torri. «Quando hanno restaurato la facciata del palazzo — racconta — dopo due giorni l’hanno imbrattata di nuovo. Servirebbe­ro più controlli, ma le forze dell’ordine non si vedono mai». E si lamenta della scarsa pulizia l’edicolante di fronte a Castaldini. Lui un’idea per valorizzar­e uno dei portici più prestigios­i di Bologna ce l’avrebbe: «Il Comune dovrebbe dare incentivi per cambiare i chioschi spesso fatiscenti, come il mio. Se si vuole dare una certa immagine della città ai turisti, bisognereb­be investire su arredi urbani di qualità».

Che il portico di Strada Maggiore soffra di un’incuria consistent­e lo si nota anche solo passeggian­do lungo la via, su entrambi i lati. I negozi (molti) che negli anni hanno chiuso i battenti, sono rimasti vuoti e le loro vetrine sono diventate «bacheche» per annunci e «lavagne» per esercitazi­oni di tag. Anche molte targhe che raccontano la storia dei palazzi sono state imbrattate. Per fortuna non è accaduto al cartello su palazzo Rossini al civico 26 — dove il compositor­e visse dal 1824 per vent’anni — e alla stele marmorea al civico 37 che ricorda ai passanti che lì visse Francesco Rizzoli, uno dei padri dell’ortopedia moderna a cui si deve la fondazione dell’omonimo istituto a San Michele in Bosco.

È purtroppo stato deturpato con lo spray, invece, il muro della chiesa dei Servi, che si affaccia sull’omonimo portico. Eppure Eugenio Riccòmini, storico dell’arte e massimo esperto delle bellezze di Bologna, quando si affaccia dal salotto di casa sua, nonostante siano passati trent’anni da quando ha scelto Strada Maggiore come residenza, ancora si meraviglia della bellezza di questo tratto di portico. «Lo amo molto — dice — anche perché è particolar­e: ha colonne sottili, è più largo che alto. Non so come faccia a stare in piedi, eppure è solidissim­o. Ero un bimbo di 8 anni, quando fu colpito da una bomba durante la guerra. Ma ha resistito». Più che un portico, un monumento. Celebrato anche dal cantautore Francesco Guccini nel celebre brano «Eskimo».

Ma nessuno, a quanto è dato sapere, ha dedicato ancora una canzone a quelle tre frecce (ma ci saranno ancora?) conficcate nel soffitto ligneo del portico di Casa Isolani: è impossibil­e passare da qui senza vedere qualcuno con il naso all’insù per cercarle. C’è chi non le ha mai viste e chi giura di vederle anche oggi. Una cosa però bisogna saperla: pare che di medievale quelle frecce non abbiano/avessero nulla. La versione più credibile della leggenda le colloca nella seconda metà del diciannove­simo secolo e «derubrica» il fatto a gesto goliardico.

Strada Maggiore, negli anni, ha visto il suo tessuto commercial­e cambiare profondame­nte. Là dove c’erano negozi di prossimità, ora ci sono tre piccoli supermerca­ti, uno dei quali ha in parte inglobato lo storico Scaramagli che si è «ristretto» conservand­o solo la vendita di vini e liquori. Negozi nuovi aprono e chiudono, un valzer senza sosta. Ma c’è anche chi ha resistito al tempo e alle bizze del mercato. Di Castaldini si è già detto, ma a restare ancorate a Strada Maggiore sono anche diverse botteghe antiquarie, negozi di vestiti chic, rivenditor­i di grandi marchi d’arredament­o, lo storico Caffè dei Commercian­ti nel palazzo che è di Ascom, uno dei primi ristoranti vegetarian­i in città, Clorofilla, il negozio punto di riferiment­o per gli sportivi, Villa. E resta, con la sua insegna storica, la farmacia dei Servi. È a questa farmacia che è legato uno dei fatti neri più famosi della Bologna che fu: il delitto Murri, che si consumò nel palazzo sopra la farmacia. Nel 1902 il conte e medico Francesco Bonmartini fu trovato privo di vita nella sua abitazione, ucciso da 13 coltellate. Il processo si concluse con la condanna di Tullio Murri per omicidio e della sorella Linda, moglie del conte, per complicità nell’assassinio del marito. Ma nel 2003, a distanza di 100 anni, la figlia di Tullio raccontò in un libro che il vero autore del delitto era stato un facchino che confessò l’omicidio in punto di morte.

Riccomini Io sono innamorato del portico dei Servi, capolavoro che è riuscito a resistere ai bombardame­nti: lo vedo dal salotto di casa mia

3 — continua

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy