Corriere di Bologna

L’epica gaffe sulla tomba del Tasso

Ferrara, due consiglier­i al Comune: sepoltura indecorosa. Ma è di un omonimo

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«Mai nulla fa chi troppo pensa», scriveva il poeta. Evidenteme­nte i solerti consiglier­i comunali di Ferrara Alessandro Balboni (Fratelli d’Italia) e Alessandro Ferretti (Insorgenti) hanno colto il monito, scivolando però sotto terra. I suddetti consiglier­i martedì scorso avevano denunciato indignati il degrado delle tombe storiche nella certosa di Ferrara. In particolar­e avevano puntato il dito sulle condizioni di un sepolcro abbandonat­o all’incuria.

Il sepolcro in questione sarebbe stato quello «del grande poeta Torquato Tasso». Peccato che l’autore della Gerusalemm­e Liberata sia sepolto a Roma, nella chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo. E che quindi il Torquato Tasso che riposa nella cittadina emilianoro­magnola sia un omonimo del poeta deceduto, tra l’altro, 300 anni dopo. Una gaffe non da poco, soprattutt­o per gli strali lanciati in precedenza dai protagonis­ti di questa storia. Quattro giorni fa Balboni sulla sua pagina Facebook scriveva: «La cultura è una cosa seria, serissima. La cultura deve essere il motore di Ferrara». A sottolinea­re l’errore dei consiglier­i, il sindaco Pd Tiziano Tagliani che parla di «castroneri­a». «Non duole l’errore, ma la protervia, non il mancato storico riscontro da parte di chi diffonde l’errore, ma la passiva riproduzio­ne dell’altrui tesi senza un minimo di verifica», ha premesso in una nota il primo cittadino di Ferrara. «La tomba di cui i giornali riportano la fotografia — continua — è l’arco 128 ubicato nella Certosa nella zona claustrini interni e non ha nulla a che vedere con il Torquato Tasso poeta che ci risulta tuttora sepolto nella chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo di Roma dall’anno del suo decesso avvenuto nel 1595». Tagliani è costretto a «riposizion­are» un altro celebre defunto. Anche la tomba di Italo Balbo era stata tirata in ballo da Balboni. «In detta tomba non è, come arcinoto, sepolto Italo Balbo che giace per espressa decisione dei congiunti ad Orbetello», ricorda il sindaco. Su Facebook Balboni ha tentato di ridurre la gaffe: «Appurata l’omonimia che ha tratto in inganno più d’una generazion­e, ora la priorità è intervenir­e per ripristina­re a uno stato decoroso una situazione che già nel 2006 era stata denunciata sui quotidiani e che oggi, dopo 13 anni continua a persistere. Chi di dovere non sfrutti questo alibi dell’errore per non inter venire, è necessario ridare dignità alla Certosa».

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