Cgil, il nuovo corso la divide Segreteria senza «colliani»
Eletto il direttivo a 7, non più a 8. Ma i favorevoli sono solo il 56%.
Maurizio Landini è appena diventato segretario generale della Cgil nazionale nel segno dell’unità e già arriva la prima grande spaccatura politica all’interno del suo sindacato. La Camera del Lavoro di Bologna, la seconda per importanza in Italia, esce da questo nuovo corso profondamente divisa. Spaccata a metà. Proprio come se fosse una mela. Ovviamente rossa e ancora vittima della grande contrapposizione tra Maurizio Landini e Vincenzo Colla che ha portato il sindacato più grande del Paese fino al congresso di Bari.
Lo conferma quanto è accaduto mercoledì alla Ca’ Vecchia di Sasso Marconi, dove si è riunita l’assemblea generale della Cgil bolognese per eleggere la nuova segreteria del numero uno del sindacato metropolitano, Maurizio Lunghi. Su sua proposta, e alla presenza di Landini e del segretario generale dell’EmiliaRomagna, Luigi Giove, l’organismo ha eletto, a scrutinio segreto, i sette componenti del rinnovato gruppo dirigente della Camera del Lavoro. Sette e non otto, come in precedenza. E questa è la prima stranezza. Seconda stranezza: l’esito del voto. Mai era successo che la segreteria del sindacato di via Marconi venisse rinnovata con un consenso così basso e senza il placet di grosse categorie come Spi (i pensionati), funzione pubblica, scuola, comunicazione ed edili.
In controtendenza con il congresso nazionale di Bari, dove si era scelta una segreteria unitaria e Landini era stato acclamato col 92,7% dei voti (94% il consenso della segreteria), sotto le Due Torri si opta per una segreteria di maggioranza, monocolore. Questi i numeri: 67 sì su 119 votanti, 35 no e 17 astenuti. Praticamente il 56,3% dei favorevoli contro il quasi 44% del totale. Percentuale che, se calcolata sui 134 aventi diritto, scende al 49%. Numeri molto diversi dalla riconferma a segretario generale di Lunghi che lo scorso ottobre aveva incassato su 123 votanti, 101 sì (l’82,11%) e solo 18 contrari (il 14,63%) e, soprattutto, dalla sua prima segreteria eletta nel 2014: 83,3% dei sì (100), 13% contrari (16) e 3% astenuti (4).
Infine, la terza stranezza: i nomi. Viene riconfermata tutta la segreteria uscente, tranne un componente che nemmeno viene sostituito: Alessio Festi, in segreteria da sei anni e portavoce di battaglie politiche quali la difesa della scuola pubblica, del welfare universale e non aziendalistico e contro la privatizzazione delle partecipate, Hera in primis. Oltre che dichiaratamente colliano.
Nella squadra di Lunghi, invece, restano Alberto Ballotti, Luana Rocchi, Anna Salfi, Sonia Sovilla e Giacomo Stagni. Unica new entry, ma in sostituzione di Primo Sacchetti, è Cristina Patarozzi, componente della segreteria Fiom, grande sponsor del nuovo direttivo di via Marconi. Numeri alla mano, è la prima segreteria a maggioranza femminile: quattro donne e tre uomini. In attesa di capire come, e se, cambierà la direzione della segreteria, la spaccatura intanto resta. Una divisione che, probabilmente, il sindacato rosso si trascinerà dietro, almeno da queste parti, ancora per molto tempo. C’è un primo test in vista: il 21 febbraio, quando sarà rinnovata anche la segreteria dell’Emilia-Romagna dell’appena riconfermato Luigi Giove.