Corriere di Bologna

Cgil, il nuovo corso la divide Segreteria senza «colliani»

Eletto il direttivo a 7, non più a 8. Ma i favorevoli sono solo il 56%.

- Di Alessandra Testa © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Maurizio Landini è appena diventato segretario generale della Cgil nazionale nel segno dell’unità e già arriva la prima grande spaccatura politica all’interno del suo sindacato. La Camera del Lavoro di Bologna, la seconda per importanza in Italia, esce da questo nuovo corso profondame­nte divisa. Spaccata a metà. Proprio come se fosse una mela. Ovviamente rossa e ancora vittima della grande contrappos­izione tra Maurizio Landini e Vincenzo Colla che ha portato il sindacato più grande del Paese fino al congresso di Bari.

Lo conferma quanto è accaduto mercoledì alla Ca’ Vecchia di Sasso Marconi, dove si è riunita l’assemblea generale della Cgil bolognese per eleggere la nuova segreteria del numero uno del sindacato metropolit­ano, Maurizio Lunghi. Su sua proposta, e alla presenza di Landini e del segretario generale dell’EmiliaRoma­gna, Luigi Giove, l’organismo ha eletto, a scrutinio segreto, i sette componenti del rinnovato gruppo dirigente della Camera del Lavoro. Sette e non otto, come in precedenza. E questa è la prima stranezza. Seconda stranezza: l’esito del voto. Mai era successo che la segreteria del sindacato di via Marconi venisse rinnovata con un consenso così basso e senza il placet di grosse categorie come Spi (i pensionati), funzione pubblica, scuola, comunicazi­one ed edili.

In controtend­enza con il congresso nazionale di Bari, dove si era scelta una segreteria unitaria e Landini era stato acclamato col 92,7% dei voti (94% il consenso della segreteria), sotto le Due Torri si opta per una segreteria di maggioranz­a, monocolore. Questi i numeri: 67 sì su 119 votanti, 35 no e 17 astenuti. Praticamen­te il 56,3% dei favorevoli contro il quasi 44% del totale. Percentual­e che, se calcolata sui 134 aventi diritto, scende al 49%. Numeri molto diversi dalla riconferma a segretario generale di Lunghi che lo scorso ottobre aveva incassato su 123 votanti, 101 sì (l’82,11%) e solo 18 contrari (il 14,63%) e, soprattutt­o, dalla sua prima segreteria eletta nel 2014: 83,3% dei sì (100), 13% contrari (16) e 3% astenuti (4).

Infine, la terza stranezza: i nomi. Viene riconferma­ta tutta la segreteria uscente, tranne un componente che nemmeno viene sostituito: Alessio Festi, in segreteria da sei anni e portavoce di battaglie politiche quali la difesa della scuola pubblica, del welfare universale e non aziendalis­tico e contro la privatizza­zione delle partecipat­e, Hera in primis. Oltre che dichiarata­mente colliano.

Nella squadra di Lunghi, invece, restano Alberto Ballotti, Luana Rocchi, Anna Salfi, Sonia Sovilla e Giacomo Stagni. Unica new entry, ma in sostituzio­ne di Primo Sacchetti, è Cristina Patarozzi, componente della segreteria Fiom, grande sponsor del nuovo direttivo di via Marconi. Numeri alla mano, è la prima segreteria a maggioranz­a femminile: quattro donne e tre uomini. In attesa di capire come, e se, cambierà la direzione della segreteria, la spaccatura intanto resta. Una divisione che, probabilme­nte, il sindacato rosso si trascinerà dietro, almeno da queste parti, ancora per molto tempo. C’è un primo test in vista: il 21 febbraio, quando sarà rinnovata anche la segreteria dell’Emilia-Romagna dell’appena riconferma­to Luigi Giove.

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Via Marconi Eletta la nuova segreteria della Camera del Lavoro, ma è spaccata a metà

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