100 Nilla Pizzi La Regina della canzone italiana il 16 aprile compirebbe un secolo Un francobollo la celebra La mostra a Sant’Agata
Guardi Sanremo e può succedere di vederlo in bianco e nero. E non c’è chioma turchina di Bertè o cappotto giallo oversize di Ghemon che tengano. Se togli Ignazio Boschetto de Il Volo e Cristina D’Avena, stasera in duetto, quest’anno Bologna non c’è. Eppure è più presente che mai. Più che Bologna, Sant’Agata. In bianco e nero, appunto. In ogni serio palmarès si ricorda sempre chi vince per primo. Quest’anno, di più. Perché di Nilla Pizzi da Sant’Agata Bolognese, vincitrice del primo Festival di Sanremo nel 1951 con Grazie dei fiori, quest’anno cade il centenario della nascita.
Il Comune di Sant’Agata si è mosso con una richiesta per l’emissione di un francobollo dedicato alla Regina della canzone italiana e il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha dato l’altro giorno parere favorevole in quanto «Eccellenza italiana dello spettacolo». Il sì val bene una serie di festeggiamenti. L’idea di una mostra è già concreta: inaugurerà l’11 aprile, rimarrà aperta fino al 26 maggio, avrà carattere interattivo, senza trascurare gli aspetti quotidiani della cantante legati al territorio, con foto e cimeli. Di più. Il sindaco Giuseppe Vicinelli anticipa la presenza di una foto particolare con lei, elegantissima, a bordo di una Lamborghini Countach: «Erano gli anni Settanta e quella Lamborghini fece storia anche perché era l’unica il cui nome non derivava dai tori». Il luogo sarà la Sala Nilla Pizzi, davanti al Teatro Ferdinando Bibiena, ma non sono escluse variazioni. «La sala Pizzi — informano dall’Ufficio Cultura — è un po’ piccola per contenere tanti ricordi, si sta pensando all’alternativa del teatro. Comunque sia, il Bibiena ospiterà gli eventi collaterali». Le rose rosse non sono gli unici fiori a parlare per la Regina. Come dimenticare Papaveri e papere, arrivata seconda al festival nel 1952, dietro Vola colomba, sem-
pre interpretata da lei? Il sindaco ha un sogno: «Trasformare la torre dell’acquedotto comunale in un papavero gigante». I dettagli presto in conferenza stampa. Però la ricorda bene, Vicinelli. «Veniva alle feste di paese. A volte la vedevamo in pizzeria con gli amici». La sua villetta in centro non la abbandonò mai, ma era sempre più a Milano, dove morì il 12 marzo 2011. L’ultima volta a Sanremo fu nel 2010. Le consegnarono per la seconda volta il Premio alla carriera, Carmen Consoli le dedicò Grazie dei fiori.
Nilla Pizzi è Sanremo. Così tanto da rispondere a chi le chiedeva l’età che il suo vero anno di nascita era il 1951. A dirla tutta, qualcuno a Sant’Agata racconta ancora che sul passaporto si ringiovanì di 10 anni. Scrisse a mano, con la biro, 1929. Pare siano stati i suoi parenti a far notare la marachella. Poteva permetterselo. Libera, allergica alle etichette, a Sant’Agata divideva. C’era chi le dava della fascista, chi della comunista. Di certo, donna fuori dal comune e in anticipo sui tempi. «Nel 1939 — racconta Irma Gardosi dell’Ufficio Cultura — voleva cantare. Immaginiamo cosa potesse significare avere 20 anni nel ‘39 nel paese della Bassa bolognese. Tutti la prendevano per pazza». «Piccinina» di sartoria, impiegata poi alla Ducati, proprio nel ‘39 vince il concorso Cinquemila lire per un sorriso, antesignano di Miss Italia. Si sposa nel ‘40 con un manovale dallo stesso suo cognome ma non sono parenti. Quando lui è chiamato alle armi non lo rivedrà praticamente più. Canta dove e come può, finché nel ‘42 una lettera dell’Eiar (l’allora Rai) la invita al concorso per voci nuove. Lo vince. L’inizio di una nuova vita? No. Arriva lo stop. Non sarà l’unico. Per il regime ha una voce troppo sensuale e moderna. Gira nei teatri con Cinico Angelini — ah, la rivalità in amore per lei tra Gino Latilla e il maestro Angelini! — torna in radio nel ‘46. E finalmente, Sanremo. Il resto è storia dell’unica Regina. Glielo confessa anche Mina, mica una a caso, in un’affettuosa lettera per i 90 anni. «Tu non sei mai stata considerata diva o dea, ma semplicemente regina». E ancora: «Ti sei salvata da tutte le classificazioni (…). Per definirci sono stati scomodati animali da aggressione, come le pantere, le aquile e le tigri. Di te, invece, la Regina, non si è mai immaginato che fossi una belva. Bastavi chiamarti “Nillapizzi”». Attaccato