«Un laureato su 3 va via Dobbiamo trattenerli»
Nella regione, che secondo il sondaggio realizzato da Ipsos per il Corriere di Bologna, è diventata terra di conquista della Lega, gli emiliano-romagnoli hanno dettato l’agenda in vista del voto: lavoro, mobilità, sicurezza. Il nuovo segretario generale Cisl EmiliaRomagna, Filippo Pieri, indica la rotta: «Lavoro, crescita, sviluppo». E incalza: «Bisogna investire di più sui giovani. Il 30% dei nostri laureati va all’estero. Dobbiamo trattenerli».
Il 39% dei cittadini è preoccupato per lo stato dell’economia. È così?
«La crisi morde ancora. Il lavoro è la priorità, ma è il grande assente della legge di bilancio del governo».
Siamo una delle locomotive del Paese, dipende anche dalle scelte fatte qui a livello politico?
«Questa Regione ha proposto come primo atto la firma di un Patto per il lavoro. La scelta è stata vincente. Una volontà di fare le cose insieme che manca a livello nazionale».
Mobilità e infrastrutture come urgenze. Sono i temi che garantirebbero più lavoro?
«Proprio così. È vero che oggi chi frena è il governo, ma su alcuni ritardi ci sono pure le responsabilità delle istituzioni locali che quando si poteva decidere non lo hanno fatto. L’esempio del Passante è emblematico. C’è poi la questione degli aeroporti: non sempre viale Aldo Moro ha giocato un ruolo di traino verso un vero sistema regionale che valorizzasse tutti. Riaprire i cantieri porterebbe nuova occupazione».
Gli elettori chiedono decisioni coraggiose. Quali potrebbero essere?
«Serve una vera riforma fiscale che possa ridistribuire la ricchezza. Va premiato chi le tasse le paga: dipendenti e pensionati».
Cosa serve alle famiglie?
«Lavoro e servizi adeguati: asili, istruzione e sanità. Qui stiamo bene, ma attenzione, la società si modifica alla velocità della luce».
Su welfare e povertà ci sono le risposte giuste?
«Il governo ha messo in campo il reddito di cittadinanza. Bene intervenire sulla povertà, ma legarla al lavoro senza inclusione sociale è sbagliato. In EmiliaRomagna sono tanti gli addetti part-time. Hanno salari più bassi del reddito di cittadinanza. Settecento euro al mese non sono la soluzione e cancellano quel meccanismo virtuoso che qui si era instaurato con il reddito di inclusione».
La sicurezza. Ma scollegata dagli immigrati. È una buona notizia?
«Sì: siamo riusciti a fare buona integrazione. Con una popolazione che invecchia, l’immigrazione è indispensabile. La sicurezza è altro: va aumentata la presenza delle forze dell’ordine e utilizzata meglio la tecnologia».
Si stupisce del dato che vede la Lega primo partito?
«La Lega risponde a un voto di insoddisfazione, ma ha una innegabile capacità amministrativa. Basta guardare alla Lombardia».