L’M5S in Emilia: «Era meglio il referendum»
«Bonaccini ha voluto fare tutto da solo, ma i sindacati e il Pd non erano tutti d’accordo? Che succederà ora?». Il Movimento Cinque Stelle in Regione sceglie di attaccare il governatore non tanto nel merito, ma nel metodo. «Avevamo chiesto il referendum, andava fatto».
«Ma i sindacati non erano felici e contenti del percorso partecipato? E, soprattutto, non era una bandiera dell’intero Partito democratico?».
Pur non essendo mai stai contrari al passaggio di competenze dallo Stato alla Regione, i pentastellati emiliani— che nel 2017 avevano chiesto un referendum consultivo e nei passaggi in Assemblea si sono astenuti, non votando contro — sottolineano quelle che ritengono le falle del metodo con cui il governatore Stefano Bonaccini ha fatto propria la richiesta di autonomia. Nelle stesse ore, a Roma il Movimento faceva le pulci all’autonomia differenziata di stampo leghista. Qui, in Viale Aldo Moro, gli equilibri politici suggeriscono un approccio diverso: così, si preferisce soffermarsi sulle contraddizioni in seno al campo del centrosinistra (vedi le critiche del segretario della Cgil Maurizio Landini).
«Bonaccini ha scelto di fare l’uomo solo al comando e di ignorare la nostra richiesta di referendum coinvolgendo solo di striscio l’Assemblea — dice il consigliere regionale, Andrea Bertani, che dal primo marzo sarà il capogruppo del M5S —. Ora i nodi vengono al
pettine». «Probabilmente tutto slitterà a giugno — azzarda —. Ci siamo accodati tardi a Veneto e Lombardia, che alle spalle però avevano un percorso storico di anni di discussione
e che ha portato anche a un referendum. Adesso Bonaccini — incalza Bertani — dovrà avere almeno la premura di informarci su quale sia la posizione ufficiale del
Pd su un tema che lo vede spaccato». «Secondo noi — gli fa eco Silvia Piccinini, attuale capogruppo in Regione — un tema così importante necessitava di un dibattito più ampio, con i cittadini e con gli enti locali. Si è scelto, invece, di inseguire la Lega e di firmare in fretta e furia una pre-intesa con l’allora premier Paolo Gentiloni, approfittando del fatto che il governo fosse “amico”».
«Lombardia e Veneto su alcune tematiche hanno fatto richieste troppo avanzate — precisa ancora Bertani —. Per esempio, sulla scuola. Sull’assunzione di presidi e insegnanti direttamente dalla Regione serve cautela».
Allo stesso modo, «è rimasto nebuloso un altro aspetto: come si finanziano queste maggiori autonomie? I soldi per gestire le competenze ci vengono dati a bilancio o trattenuti a monte delle imposte?. Noi siamo favorevoli all’autonomia, soprattutto su sanità e manutenzione delle infrastrutture — chiude il pentastellato –, ma ora che la palla è in mano al governo, sarà dura recuperare la partecipazione che è mancata».