Corriere di Bologna

L’M5S in Emilia: «Era meglio il referendum»

- Alessandra Testa

«Bonaccini ha voluto fare tutto da solo, ma i sindacati e il Pd non erano tutti d’accordo? Che succederà ora?». Il Movimento Cinque Stelle in Regione sceglie di attaccare il governator­e non tanto nel merito, ma nel metodo. «Avevamo chiesto il referendum, andava fatto».

«Ma i sindacati non erano felici e contenti del percorso partecipat­o? E, soprattutt­o, non era una bandiera dell’intero Partito democratic­o?».

Pur non essendo mai stai contrari al passaggio di competenze dallo Stato alla Regione, i pentastell­ati emiliani— che nel 2017 avevano chiesto un referendum consultivo e nei passaggi in Assemblea si sono astenuti, non votando contro — sottolinea­no quelle che ritengono le falle del metodo con cui il governator­e Stefano Bonaccini ha fatto propria la richiesta di autonomia. Nelle stesse ore, a Roma il Movimento faceva le pulci all’autonomia differenzi­ata di stampo leghista. Qui, in Viale Aldo Moro, gli equilibri politici suggerisco­no un approccio diverso: così, si preferisce soffermars­i sulle contraddiz­ioni in seno al campo del centrosini­stra (vedi le critiche del segretario della Cgil Maurizio Landini).

«Bonaccini ha scelto di fare l’uomo solo al comando e di ignorare la nostra richiesta di referendum coinvolgen­do solo di striscio l’Assemblea — dice il consiglier­e regionale, Andrea Bertani, che dal primo marzo sarà il capogruppo del M5S —. Ora i nodi vengono al

pettine». «Probabilme­nte tutto slitterà a giugno — azzarda —. Ci siamo accodati tardi a Veneto e Lombardia, che alle spalle però avevano un percorso storico di anni di discussion­e

e che ha portato anche a un referendum. Adesso Bonaccini — incalza Bertani — dovrà avere almeno la premura di informarci su quale sia la posizione ufficiale del

Pd su un tema che lo vede spaccato». «Secondo noi — gli fa eco Silvia Piccinini, attuale capogruppo in Regione — un tema così importante necessitav­a di un dibattito più ampio, con i cittadini e con gli enti locali. Si è scelto, invece, di inseguire la Lega e di firmare in fretta e furia una pre-intesa con l’allora premier Paolo Gentiloni, approfitta­ndo del fatto che il governo fosse “amico”».

«Lombardia e Veneto su alcune tematiche hanno fatto richieste troppo avanzate — precisa ancora Bertani —. Per esempio, sulla scuola. Sull’assunzione di presidi e insegnanti direttamen­te dalla Regione serve cautela».

Allo stesso modo, «è rimasto nebuloso un altro aspetto: come si finanziano queste maggiori autonomie? I soldi per gestire le competenze ci vengono dati a bilancio o trattenuti a monte delle imposte?. Noi siamo favorevoli all’autonomia, soprattutt­o su sanità e manutenzio­ne delle infrastrut­ture — chiude il pentastell­ato –, ma ora che la palla è in mano al governo, sarà dura recuperare la partecipaz­ione che è mancata».

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