L’evasione milionaria delle false coop indagati e sequestri
Impiegavano 500 facchini attraverso subappalti fasulli. Nei guai il dominus e altri 16
Una rete di sei finte cooperative che impegnavano più di 500 facchini, in realtà controllate e gestite da una unica srl, che in questo modo avrebbe evaso imposte e contributi per circa 11 milioni di euro. La frode è stata scoperta dal Primo nucleo operativo metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna, con un’indagine che ha portato alla denuncia di 17 persone e al sequestro preventivo di beni per circa 8 milioni.
La srl coinvolta è la Platinum di Castelmaggiore, il cui amministratore unico, S.M., milanese 48enne, è indagato per utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione delle imposte, omesso versamento delle ritenute applicate ai lavoratori e truffa a danno dello Stato. Tra il 2012 e il 2013 l’azienda, attiva nel settore della logistica, movimentazione merci e facchinaggio, ha acquisito una serie di commesse che poi ha subappaltato a sei coop in tutto. Ma queste coop, hanno scoperto i finanzieri, erano fasulle in quanto non solo non avevano autonomia nella gestione del subappalto e dei dipendenti, ma spesso neanche mezzi e sedi per espletare la commessa, servendosi quindi dei mezzi e delle risorse della Platinum, che in questo modo risparmiava su costo del lavoro, tasse e contributi previdenziali, facendo concorrenza sleale alle concorrenti nel settore.
Le altre 16 persone indagate sono prestanome, molti stranieri, e amministratori che hanno ricoperto ruoli all’interno delle coop. L’ordinanza di sequestro è stata emessa dal gip Alberto Gamberini, su richiesta del sostituto procuratore Flavio Lazzarini. Sono scattati i sigilli per conti correnti e beni immobili sia della società che del suo amministratore. Quelli che avrebbero dovuto essere rapporti di lavoro subordinato (in totale le Fiamme gialle hanno accertato quasi 1.100 posizioni contributive aperte per 569 lavoratori), erano invece rapporti «di socio-lavoratore di cooperative di produzione-lavoro — scrive il gip nel decreto di sequestro —, per godere, indebitamente, delle agevolazioni proprie delle imprese cooperative».
La Platinum «in virtù di questa artificiosa interposizione imprenditoriale beneficiava di inesistenti crediti di imposta sul valore aggiunto, che portava in compensazione del proprio debito IVA». Un sistema ingegnoso, insomma, che ha permesso di accumulare profitti risparmiando su tasse e costo del lavoro. Ai lavoratori, sistematicamente, nella buste paga alcune ore di lavoro regolare sarebbero state liquidate come «indennità di trasferta» per risparmiare ulteriormente sui contributi. Dal 2012, la Platinum ha dichiarato un fatturato consolidato di 12 milioni di euro l’anno, basato, dichiarava il suo amministratore unico in alcuni publiredazionali pubblicati su riviste di settore, «su una solida rete di partnership».