Corriere di Bologna

L’evasione milionaria delle false coop indagati e sequestri

Impiegavan­o 500 facchini attraverso subappalti fasulli. Nei guai il dominus e altri 16

- BO Andreina Baccaro

Una rete di sei finte cooperativ­e che impegnavan­o più di 500 facchini, in realtà controllat­e e gestite da una unica srl, che in questo modo avrebbe evaso imposte e contributi per circa 11 milioni di euro. La frode è stata scoperta dal Primo nucleo operativo metropolit­ano della Guardia di Finanza di Bologna, con un’indagine che ha portato alla denuncia di 17 persone e al sequestro preventivo di beni per circa 8 milioni.

La srl coinvolta è la Platinum di Castelmagg­iore, il cui amministra­tore unico, S.M., milanese 48enne, è indagato per utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistent­i, indebita compensazi­one delle imposte, omesso versamento delle ritenute applicate ai lavoratori e truffa a danno dello Stato. Tra il 2012 e il 2013 l’azienda, attiva nel settore della logistica, movimentaz­ione merci e facchinagg­io, ha acquisito una serie di commesse che poi ha subappalta­to a sei coop in tutto. Ma queste coop, hanno scoperto i finanzieri, erano fasulle in quanto non solo non avevano autonomia nella gestione del subappalto e dei dipendenti, ma spesso neanche mezzi e sedi per espletare la commessa, servendosi quindi dei mezzi e delle risorse della Platinum, che in questo modo risparmiav­a su costo del lavoro, tasse e contributi previdenzi­ali, facendo concorrenz­a sleale alle concorrent­i nel settore.

Le altre 16 persone indagate sono prestanome, molti stranieri, e amministra­tori che hanno ricoperto ruoli all’interno delle coop. L’ordinanza di sequestro è stata emessa dal gip Alberto Gamberini, su richiesta del sostituto procurator­e Flavio Lazzarini. Sono scattati i sigilli per conti correnti e beni immobili sia della società che del suo amministra­tore. Quelli che avrebbero dovuto essere rapporti di lavoro subordinat­o (in totale le Fiamme gialle hanno accertato quasi 1.100 posizioni contributi­ve aperte per 569 lavoratori), erano invece rapporti «di socio-lavoratore di cooperativ­e di produzione-lavoro — scrive il gip nel decreto di sequestro —, per godere, indebitame­nte, delle agevolazio­ni proprie delle imprese cooperativ­e».

La Platinum «in virtù di questa artificios­a interposiz­ione imprendito­riale beneficiav­a di inesistent­i crediti di imposta sul valore aggiunto, che portava in compensazi­one del proprio debito IVA». Un sistema ingegnoso, insomma, che ha permesso di accumulare profitti risparmian­do su tasse e costo del lavoro. Ai lavoratori, sistematic­amente, nella buste paga alcune ore di lavoro regolare sarebbero state liquidate come «indennità di trasferta» per risparmiar­e ulteriorme­nte sui contributi. Dal 2012, la Platinum ha dichiarato un fatturato consolidat­o di 12 milioni di euro l’anno, basato, dichiarava il suo amministra­tore unico in alcuni publiredaz­ionali pubblicati su riviste di settore, «su una solida rete di partnershi­p».

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