Corriere di Bologna

Severgnini:«Giornali e musica. Porto la mia vita a teatro»

La firma del Corriere della Sera e direttore di «7» stasera in scena con «Diario sentimenta­le di un giornalist­a» tratto dal suo libro

- Francesco Barana

Un Beppe Severgnini inedito. Stasera al LabOratori­o San Filippo Neri (ore 20.30) il giornalist­a si cimenterà in quella che lui definisce «una messinscen­a musicale del mio ultimo libro Italiani si rimane».

«Diario sentimenta­le di un giornalist­a» è il titolo dello spettacolo: non propriamen­te un’opera teatrale e nemmeno la solita presentazi­one di un libro, quanto — dice Severgnini — «la trasposizi­one della mia autobiogra­fia profession­ale di Italiani si rimane in autobiogra­fia musicale».

Sul palco l’editoriali­sta del Corriere della Sera e direttore di 7 sarà accompagna­to alla consolle da Serena Del Fiore, giovane artista radiofonic­a: «Me l’ha segnalata Massimo Cotto, lei in scena farà la dj e seguirà musicalmen­te il mio racconto. Bologna è la nostra data zero».

Quasi una sperimenta­zione...

«Chiarament­e c’è un lavoro dietro e non è il mio esordio a teatro.

Nel 2014 ho messo in scena due libri: Italia di domani e La vita è un viaggio. Ma quello era un vero spettacolo teatrale, facemmo 50 date e a Bologna riempimmo l’Arena del Sole. Questo è un genere nuovo e per me è una prima volta».

Cosa vedremo? «Racconterò del mio rapporto con Crema, la mia città, della provincia italiana, di Montanelli, delle mie esperienze al New York Times e all’Economist, del Corriere della Sera e di 7. Si parla di giornali e giornalism­o, dei miei viaggi e delle tante città in cui il

” Il racconto e le canzoni Crema, Montanelli, i viaggi, l’Economist e il Ny Times. E brani di Dalla, Guccini, Battiato e Talking Heads

ho vissuto grazie al mio mestiere. È un racconto divertente, a tratti commovente di questi anni visti dagli occhi di un giornalist­a, ma contiene idee e spunti che possono servire anche a chi nella vita fa altro. E poi ci sarà la musica».

Che non sarà solo sottofondo...

«Sarà centrale. Contestual­izzerò e spiegherò i brani proposti con i luoghi e i tempi del racconto. Ci saranno i Talking Heads, i The National, Bruce Springstee­n, Milano di Lucio Dalla e Bandiera bianca di Franco Battiato che sono legate ai miei primi anni 80, poi Guccini... ».

All’inizio di Italiani si rimane racconti con ironia i tuoi inizi, quando capitava che non seguissi alla lettera i tuoi direttori. Oggi da direttore come reagiresti a un Severgnini di allora?

«Ne sarei felice. Le mie non erano “pierinate” fini a se stesse, ma mirate. Quando alla Provincia mi chiesero di parlare delle

elezioni politiche a Cremona scrissi di quelle di “Miss Leopardo” in una discoteca della zona. Il senso era: a certi onorevoli preferisco le miss, hanno meno pretese e sono più divertenti»

Oggi sarebbe quasi impossibil­e...

«Se un ragazzo ha talento e fantasia perché no?»

Ma il giornalism­o è cambiato non credi?

«Sì e ne parlo in Italiani si rimane. Prima per raccontare dovevamo andare fuori, nel mondo, oggi con internet abbiamo l’illusione che il mondo venga in casa. Ciò significa che si può fare un giornale a costi bassissimi ma il risultato è che spesso questo giornale è peggiore perché diventa un prodotto standard. Attorno al giornalism­o sta avvenendo una rivoluzion­e industrial­e, le copie crollano e le risorse a disposizio­ne si riducono»

La sua Bologna?

«Tanti luoghi dove ho presentato libri. E un ricordo: nel 200102 su Raitre facevo un programma, “Luoghi Comuni - Un Viaggio in Italia”, e aprii la prima delle 12 puntate da Piazza Maggiore»

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Beppe Severgnini, 62 anni

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