Confessioni ” di uno chef
Il tratto principale della sua cucina?
Il gioco di consistenze e acidità.
Il suo piatto migliore?
Cervo all’amarena Fabbri
La sua madeleine, ossia il suo piatto della memoria?
Coniglio al vino bianco e rosmarino.
Chi l’ha iniziata alla cucina?
Mia madre, Maria Rosa, una bravissima cuoca.
Per chi le piacerebbe cucinare?
Mick Doohan, campione delle due ruote.
Il suo motto ai fornelli?
Qualità e rispetto.
Com’è il suo frigo di casa?
Vuoto.
Una musica per la sua cucina?
I Carmina Burana di Carl Orff.
Quale libro consiglierebbe agli amanti del mangiar bene?
Zero Limits di Joe Vitale.
Se non avesse fatto lo chef, oggi sarebbe…
Un pilota o un ingegnere meccanico di moto.
Fuori dalla sua cucina, la sua passione?
Viaggi e moto.
Una cucina del mondo da riscoprire?
Quella thailandese.
Il suo cliente ideale?
Uno con la mente aperta.
Un vino di cui non si stanca mai?
Jeu de Froid, Nero Champagne.
Cosa non sopporta in cucina?
Disorganizzazione e superficialità.
Chilometro zero o chilometro mille?
Zero no, è troppo limitante.
Tradizione o contaminazione?
Entrambe. Perché fare la tradizione degli anni Cinquanta oggi sarebbe folle.
Cucina vegetariana, vegana, onnivora?
Tutte. E senza dogmi. I dogmi sono limiti. E la cucina non deve averne.
Un indirizzo da consigliare in EmiliaRomagna?
L’Antica osteria romagnola.
Un ristorante che vale un viaggio all’estero?
Akelarre a San Sebastian.
Il suo sogno nel cassetto?
Un giro per il mondo con la mia compagna di vita a scoprire tutte le cucine del mondo.