Corriere di Bologna

Confession­i ” di uno chef

- Vincenzo Vottero Ristorante ViVo Taste Lab

Il tratto principale della sua cucina?

Il gioco di consistenz­e e acidità.

Il suo piatto migliore?

Cervo all’amarena Fabbri

La sua madeleine, ossia il suo piatto della memoria?

Coniglio al vino bianco e rosmarino.

Chi l’ha iniziata alla cucina?

Mia madre, Maria Rosa, una bravissima cuoca.

Per chi le piacerebbe cucinare?

Mick Doohan, campione delle due ruote.

Il suo motto ai fornelli?

Qualità e rispetto.

Com’è il suo frigo di casa?

Vuoto.

Una musica per la sua cucina?

I Carmina Burana di Carl Orff.

Quale libro consiglier­ebbe agli amanti del mangiar bene?

Zero Limits di Joe Vitale.

Se non avesse fatto lo chef, oggi sarebbe…

Un pilota o un ingegnere meccanico di moto.

Fuori dalla sua cucina, la sua passione?

Viaggi e moto.

Una cucina del mondo da riscoprire?

Quella thailandes­e.

Il suo cliente ideale?

Uno con la mente aperta.

Un vino di cui non si stanca mai?

Jeu de Froid, Nero Champagne.

Cosa non sopporta in cucina?

Disorganiz­zazione e superficia­lità.

Chilometro zero o chilometro mille?

Zero no, è troppo limitante.

Tradizione o contaminaz­ione?

Entrambe. Perché fare la tradizione degli anni Cinquanta oggi sarebbe folle.

Cucina vegetarian­a, vegana, onnivora?

Tutte. E senza dogmi. I dogmi sono limiti. E la cucina non deve averne.

Un indirizzo da consigliar­e in EmiliaRoma­gna?

L’Antica osteria romagnola.

Un ristorante che vale un viaggio all’estero?

Akelarre a San Sebastian.

Il suo sogno nel cassetto?

Un giro per il mondo con la mia compagna di vita a scoprire tutte le cucine del mondo.

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