Quei blitz del collettivo mascherato
L’ultimo in una libreria contro i «padroni» finisce male: denunciati per minacce
Prima la gogna sui social, poi i blitz in strada dopo presunte segnalazioni, rigorosamente anonime, contro i «padroni» sfruttatori. Così da qualche tempo gli animatori, a quanto pare antagonisti legati ai collettivi, del sito Padroni di m..., mettono alla berlina i negozianti che vengono accusati online. L’ultimo blitz a una libreria di via Marsala è andato male, visto che il titolare ha denunciato per minacce: «So che è un periodo duro ma lo è anche per noi».
Nuova incursione dei «vendicatori» degli sfruttati sul lavoro che si celano dietro la pagina Facebook «Il Padrone di m .... »: ieri mattina si sono presentati mascherati e armati di volantini e megafono alla libreria Bookstop di via Marsala. Nel video diffuso via social, si vede un gruppo di almeno sei persone, con il volto coperto da maschere, attaccare dei volantini sulla vetrina e sull’ingresso della libreria, mentre una persona al megafono legge una lettera anonima che rivelerebbe un trattamento a dir poco fuori dalle regole. Non è il primo blitz simile che la propalazione nella vita reale della pagina Facebook fa in città contro datori di lavoro accusati da segnalazioni anonime di sfruttare i dipendenti, in alcuni casi anche di molestarle. E ogni giorno in tanti scrivono alla pagina per smascherare presunti titolari disonesti e approfittatori.
Accuse gravissime però non sempre verificabili, vista la natura del tutto anonima sia di chi segnala, che di chi gli dà voce poi nei blitz antipadroni. Un attivismo, animato da intenzioni lodevoli, che però si nutre di una gogna social, mutazione genetica dell’antagonismo di piazza: nonostante i visi celati dalle maschere, infatti, non è peregrina l’ipotesi che dietro si nascondano attivisti del collettivo Hobo o comunque qualcuno a loro molto vicino. Questa volta, però, il blitz finisce con una denuncia. «Ho già sporto querela per ingiuria e minacce — dice Federico Manfrin, titolare di Bookstop —. Nei giorni scorsi avevo ricevuto telefonate anonime offensive, stamattina si sono
Il negoziante preso di mira Non ho mai trattato nessuno in modo disumano. Invece di metterci la faccia sono venuti mascherati: capisco che il momento è duro ma lo è anche per noi
presentati mascherati, ma se c’è qualcosa che non va si può andare dagli organi competenti a denunciare o se ne parla civilmente, mettendoci la faccia».
Nelle lettera anonima letta dai manifestanti al megafono, si parla di colloqui umilianti, turni massacranti e paga da fame: «Ci hanno detto che era necessario fare due giorni di prova non retribuiti che consistevano nello stare nel negozio a imparare a memoria collocazione, nome, autore e casa editrice di un centinaio di libri. I turni di lavoro, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, con un’ora di pausa ridotta a mezz’ora nei mesi di settembre e ottobre, per cinque giorni la settimana a 800 euro al mese». La lettera, poi, parla di «sabati lavorativi retribuiti in nero con 400 euro in totale da giugno a ottobre, con paga posticipata».
Condizioni di sfruttamento insomma, se verificate. Ma non è possibile farlo: c’è solo la parola dei vendicatori mascherati che animano la campagna contro quella del datore di lavoro, che così si difende: «Non credo di aver mai trattato in modo disumano nessuno. Capisco che il momento è duro, ma lo è anche per chi dà lavoro».