Corriere di Bologna

Ottant’anni di vita, chiude la boutique Donati

«Magari ci faranno un ristorante»

- Blesio

Donati va in pensione, o come preferisce dire il titolare Stefano: «Donati va in vacanza». La boutique per oltre 80 anni ha vestito la «Bologna bene», ora la famiglia saluta i clienti: ha venduto i muri a un fondo.

Prima le bambole di porcellana, poi i completi alla moda. Cambia pelle ancora una volta il negozio di via D’Azeglio 15. Il prossimo 30 giugno Donati abbassa le serrande, questa volta per sempre. «Non andiamo in pensione, preferisco pensare che adiamo in vacanza: salutiamo tutti, ringraziam­o i nostri clienti e partiamo». Destinazio­ne: Sardegna, dove il titolare Stefano e la moglie Cinzia si godranno lunghe giornate di mare. La storica boutique bolognese chiude dopo 80 anni di attività, senza drammi ma piuttosto con l’orgoglio di aver contribuit­o a vestire di tutto punto una certa Bologna — esigente, elegante — come star del cinema e dello sport. «Sempliceme­nte, come tutte le cose, anche questa ha avuto un inizio e ora ha un suo termine: una nostra figlia vive a Barcellona, l’altra fa l’avvocato, hanno scelto strade diverse da questa».

A sostituire gli abiti griffati potrebbero presentars­i succulente pietanze. «Ho venduto a un fondo, quindi non so cosa ci sarà dopo di noi. Forse un ristorante. Io ho imparato che non bisogna mai nuotare controcorr­ente perché prima o poi si affoga: non è più tempo dei negozi multibrand, il mondo è cambiato. Al nostro posto? Tra queste mura ha lavorato per 120 anni la famiglia Rossi, che vendeva giocattoli, e per 30 ci siamo stati noi con l’abbigliame­nto: ci piacerebbe che si trasferiss­e qui una

” Bologna ha sempre avuto gran gusto nel vestirsi. Ma oggi come altrove se vai dal notaio puoi trovarlo in polo...

famiglia o un’azienda storica, magari un ristorante molto importante, con una storia alle spalle».

La storia della boutique Donati comincia nel 1938, con i genitori di Stefano: Pietro e Tina. Il negozio era su via Rizzoli, dove oggi ha sede L’Autre Chose. «Via Rizzoli ha ospitato per anni negozi meraviglio­si, oltre al nostro c’erano Beltrami e Schiavio», ricorda Stefano che nel 1970, alla morte del padre, ha preso in mano l’attività di famiglia. Da Alida Valli a Ferruccio Lamborghin­i, da Helmut Haller a Nino Benvenuti, passando per Ettore Messina, tanti i clienti celebri della boutique: «Mio padre era amico di Angelo Moratti, all’epoca i giocatori venivano da noi il sabato, prima della partita», ricorda il titolare. Ovviamente c’era anche Lucio Dalla. «Era innamorato delle camicie di Ralph Lauren, da noi ne ha comprate tante. Il suo pianoforte era proprio sopra il mio ufficio, non immagina la meraviglia quando cominciava a suonare..». Dalle sue vetrine su via Rizzoli prima e via D’Azeglio poi, Donati ha visto sfilare generazion­i di bolognesi. «Bologna ha sempre avuto un gran gusto, nel vestirsi. I tempi sono cambiati però anche qui. Oggi se vai dal notaio, puoi trovarlo in polo .... ».

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 ?? Vetrine storiche ?? Un’immagine d’epoca delle vetrine dello storico negozio di giocattoli della famiglia Rossi, poi acquistato nei muri da Donati che trasferì lì l’attività di famiglia un tempo in via Rizzoli al posto di L’Autre Chose
Vetrine storiche Un’immagine d’epoca delle vetrine dello storico negozio di giocattoli della famiglia Rossi, poi acquistato nei muri da Donati che trasferì lì l’attività di famiglia un tempo in via Rizzoli al posto di L’Autre Chose
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Il negozio in via D’Azeglio Il negozio di Donati al civico 15 e il titolare Stefano
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