Corriere di Bologna

Il boom delle polizze auto false La truffa corre su Whatsapp

Decine di casi denunciati. I veri agenti in Procura per sostituzio­ne di persona

- Gianluca Rotondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La nuova frontiera delle truffe online agita le compagnie di assicurazi­oni e l’Ivass, l’istituto di vigilanza del settore, alle prese con un boom senza precedenti di siti trappola che attirano i clienti promettend­o sconti sostanzios­i sulla Rc auto. Una truffa tutto sommato semplice ma ben congeniata che sta mietendo vittime in tutta Italia. A Bologna sono decine i casi di polizze truffa segnalati nelle ultime settimane da consumator­i rimasti con un pugno di mosche in mano. Ma a denunciare non è solo il cliente truffato: ora sono gli agenti delle assicurazi­oni e gli intermedia­ri, quelli veri, a farsi avanti.

I pirati del web usano le loro generalità e perfino il numero di iscrizione al registro unico degli intermedia­ri — dati accessibil­i a tutti per ragioni di trasparenz­a — per lanciare l’esca sui siti fake. È successo di recente a un agente bolognese che dopo aver raccolto lo sfogo di un cliente, si è rivolto ai carabinier­i. Assistito dall’avvocato Laura Becca, il profession­ista ha descritto il modus operandi dei truffatori e ha depositato una denuncia contro ignoti per truffa e sostituzio­ne di persona. Sulla vicenda indaga la pm Gabriella Tavano ma a quanto pare i fascicoli in Procura si stanno moltiplica­ndo e presto verranno riuniti, anche se resta da sciogliere il nodo del luogo in cui si è consumato il reato per stabilire la competenza. Lo schema è sempre lo stesso, una truffa in fotocopia dove cambiano solo i siti e i nomi degli agenti la cui identità viene rubata e spesa per rendere credibile la stangata.

Funziona così. Il malcapitat­o, allettato dallo sconto del 30% sul premio pubblicizz­ato su un sito creato ad hoc (in questo caso assicuraqu­i.com), lascia il suo numero di telefono e poco dopo riceve un messaggio su WhatApp da un agente di assicurazi­oni, con nome, cognome e, come detto, il numero di iscrizione al registro degli intermedia­ri. A una prima verifica sembra tutto a posto: dopo aver inviato i documenti per la sottoscriz­ione del contratto, il cliente effettua il pagamento con una ricarica postepay e a stretto giro riceve un nuovo messaggio di conferma con scritto «certificat­o assicurati­vo». Solo che passano i giorni e i documenti originali non arrivano. L’amara sorpresa però è dietro l’angolo. Quando il cliente chiama lo studio dell’assicurato­re - cui risale attraverso il numero di iscrizione al Rui — è già troppo tardi. Spesso poi oltre al danno c’è pure la beffa. C’è anche chi si mette alla guida convinto di essere assicurato e scopre il raggiro solo quando viene fermato dai vigili per un controllo. E così scatta pure la multa.

L’istituto di vigilanza delle assicurazi­oni si difende come può da un fenomeno in forte crescita che ha numeri da capogiro. Dopo la denunce bolognesi ha oscurato il sito in questione e chiesto alle Poste di bloccare le carte usate dai truffatori. Ma è una partita a scacchi molto difficile. I siti trappola (si possono controllar­e sul sito dell’Ivass) nascono come funghi, del resto bastano pochi euro per aprirne uno. I numeri lo spiegano chiarament­e. Nel 2017 sono stati bloccati 50 siti, mentre l’anno scorso sono raddoppiat­i fino ad arrivare a 103, il 90% dei quali segnalati alle procure. Grazie alla collaboraz­ione con Poste — le ricaricabi­li dell’azienda sono il mezzo più usato per queste truffe — l’Ivass è riuscita a dare una dimensione economica al problema: ammontano a tre milioni di euro i premi pagati per false polizze.

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