Il boom delle polizze auto false La truffa corre su Whatsapp
Decine di casi denunciati. I veri agenti in Procura per sostituzione di persona
La nuova frontiera delle truffe online agita le compagnie di assicurazioni e l’Ivass, l’istituto di vigilanza del settore, alle prese con un boom senza precedenti di siti trappola che attirano i clienti promettendo sconti sostanziosi sulla Rc auto. Una truffa tutto sommato semplice ma ben congeniata che sta mietendo vittime in tutta Italia. A Bologna sono decine i casi di polizze truffa segnalati nelle ultime settimane da consumatori rimasti con un pugno di mosche in mano. Ma a denunciare non è solo il cliente truffato: ora sono gli agenti delle assicurazioni e gli intermediari, quelli veri, a farsi avanti.
I pirati del web usano le loro generalità e perfino il numero di iscrizione al registro unico degli intermediari — dati accessibili a tutti per ragioni di trasparenza — per lanciare l’esca sui siti fake. È successo di recente a un agente bolognese che dopo aver raccolto lo sfogo di un cliente, si è rivolto ai carabinieri. Assistito dall’avvocato Laura Becca, il professionista ha descritto il modus operandi dei truffatori e ha depositato una denuncia contro ignoti per truffa e sostituzione di persona. Sulla vicenda indaga la pm Gabriella Tavano ma a quanto pare i fascicoli in Procura si stanno moltiplicando e presto verranno riuniti, anche se resta da sciogliere il nodo del luogo in cui si è consumato il reato per stabilire la competenza. Lo schema è sempre lo stesso, una truffa in fotocopia dove cambiano solo i siti e i nomi degli agenti la cui identità viene rubata e spesa per rendere credibile la stangata.
Funziona così. Il malcapitato, allettato dallo sconto del 30% sul premio pubblicizzato su un sito creato ad hoc (in questo caso assicuraqui.com), lascia il suo numero di telefono e poco dopo riceve un messaggio su WhatApp da un agente di assicurazioni, con nome, cognome e, come detto, il numero di iscrizione al registro degli intermediari. A una prima verifica sembra tutto a posto: dopo aver inviato i documenti per la sottoscrizione del contratto, il cliente effettua il pagamento con una ricarica postepay e a stretto giro riceve un nuovo messaggio di conferma con scritto «certificato assicurativo». Solo che passano i giorni e i documenti originali non arrivano. L’amara sorpresa però è dietro l’angolo. Quando il cliente chiama lo studio dell’assicuratore - cui risale attraverso il numero di iscrizione al Rui — è già troppo tardi. Spesso poi oltre al danno c’è pure la beffa. C’è anche chi si mette alla guida convinto di essere assicurato e scopre il raggiro solo quando viene fermato dai vigili per un controllo. E così scatta pure la multa.
L’istituto di vigilanza delle assicurazioni si difende come può da un fenomeno in forte crescita che ha numeri da capogiro. Dopo la denunce bolognesi ha oscurato il sito in questione e chiesto alle Poste di bloccare le carte usate dai truffatori. Ma è una partita a scacchi molto difficile. I siti trappola (si possono controllare sul sito dell’Ivass) nascono come funghi, del resto bastano pochi euro per aprirne uno. I numeri lo spiegano chiaramente. Nel 2017 sono stati bloccati 50 siti, mentre l’anno scorso sono raddoppiati fino ad arrivare a 103, il 90% dei quali segnalati alle procure. Grazie alla collaborazione con Poste — le ricaricabili dell’azienda sono il mezzo più usato per queste truffe — l’Ivass è riuscita a dare una dimensione economica al problema: ammontano a tre milioni di euro i premi pagati per false polizze.