Mercatone Uno, il fallimento è più vicino
La proprietà a caccia di nuovi finanziatori per ricapitalizzare. Cgil: «Persi 14 milioni in otto mesi»
Ora sul Mercatone Uno soffiano venti di fallimento. Dopo l’incontro al ministero dello Sviluppo economico dell’altro giorno, con tanto di sciopero dei lavoratori sotto le finestre di via Molise, è stata fissata una deadline. Anzi due. Prima: il Tribunale di Milano ha dato a Shernon Holding — la newco che lo scorso 9 agosto aveva rilevato i 55 punti vendita del marchio di vendita di mobili e complementi di arredo dall’amministrazione straordinaria e che nelle scorse settimane aveva avanzato una richiesta di concordato preventivo — tempo fino al 10 giugno per presentare un piano di risanamento.
Seconda: è stato calendarizzato per il prossimo 30 maggio un nuovo tavolo al Mise in cui «sarebbe bene — è l’invito di Stefano Biosa, il funzionario della FilcamsCgil che segue i 145 lavoratori bolognesi occupati fra il capoluogo, Imola e San Giorgio di Piano — che l’azienda ci dicesse già chiaramente dove stiamo andando e se quella ricapitalizzazione annunciata, e che serve per far ripartire le vendite, c’è oppure no». Dopo anni di crisi, il salvataggio della scorsa estate, che aveva visto acquisire il marchio per 25 milioni di euro con l’avvallo di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs, da un’azienda in bonis, pulita e senza passività, aveva fatto ben sperare. E invece «in pochi mesi – prosegue Biosa – tutto è precipitato. Il piano industriale annunciato non è mai stato realizzato, così come non è mai arrivata la merce nuova che avrebbe dovuto far ripartire il mercato».
E sono i numeri a parlare, gli stessi che sono stati snocciolati al Mise e che allarmano i sindacati: «In otto mesi— fa il punto Biosa — si sono mangiati 14 milioni di euro», che salgono a 265 milioni se si considera la malagestione dal 2012 ad oggi. Numeri a cui va aggiunto un elenco creditori da 94 milioni. Ora — a sentire il sindacato che punta anche il dito sul ministero, «che ha scelto l’imprenditore (l’amministratore unico Valdero Rigoni) e poi non ha vigilato sul suo operato», il rischio è che, «in una situazione di fornitori che hanno bloccato i materiali, ordini dei clienti a cui non seguono consegne, magazzini vuoti e punti vendita pieni di prodotti accessori che restano invenduti, ci rimettano ancora una volta i lavoratori che temono di non avere nessuna prospettiva nel lungo termine e, nel breve, di vedersi congelati gli stipendi di aprile».
Da parte sua, l’azienda assicura che sta lavorando per trovare nuovi finanziatori e che quei 20/35 milioni necessari arriveranno. «La società — fa infatti sapere la Shernon — si impegna a far fronte all’invito delle istituzioni a completare nel più breve tempo possibile la ricapitalizzazione, aggiornando il ministero in progress e nel corso del prossimo incontro. Conferma altresì l’accettazione da parte del Tribunale di Milano della domanda di concordato in continuità che ha dato nuovo impulso alle trattative in corso per l’ingresso dei nuovi investitori, che ribadiscono un forte interesse e con i quali si sta già lavorando per completare la necessaria due diligence».