Angelica, quei suoni dal mondo Un tuffo nella musica di ricerca
Dal minimalismo inglese alla Gnawa marocchina. Workshop e concerti
Ritorni di artisti, per aprire nuovi panorami. «Angelica», festival internazionale di musica di ricerca, dal 4 al 31 maggio esplorerà ogni frontiera del suono, mettendo a confronto il nuovo jazz con tradizioni dell’estremo Oriente o africane, performance e ascolto, invenzione contemporanea, improvvisazione e importanti solisti classici. Questa 29esima edizione, organizzata come sempre dal Centro di ricerca stabile del teatro San Leonardo (direttore artistico Massimo Simonini: «È come se fossero tanti mondi assieme»), segna il rientro in città del compositore bolognese Giorgio Magnanensi, trasferitosi da anni in Canada: con una quarantina di studenti del conservatorio «Martini», dopo un workshop, il 16 maggio al San Leonardo circonderà gli spettatori di suoni. Questa azione prosegue l’attività di
IncrociLab, che in passato ha portato un gran numero di studenti in corteo musicale per la zona universitaria, con la direzione di Alvin Curran.
Si rivedrà Hermann Nitsch, artista e controverso perfomer dell’Azionismo viennese, famoso per una storica azione nel 1977 nella chiesa di Santa Lucia. Il 25 maggio presenterà nella basilica di Santa Maria dei Servi «Orgelkonzert», azione per musica del suo teatro totale «delle orge e dei misteri». Anche il sassofonista
Peter Brötzmann ha già frequentato la rassegna: tornerà il 10 maggio in dialogo con
Giorgio Magnanensi tornerà dopo gli anni canadesi, con quaranta studenti del Martini
Maâlem Moukhtar Gania, ultimo esponente della dinastia di maestri della musica Gnawa marocchina, l’11 con il chitarrista Heater Leigh. Nella stessa serata si esibirà il sassofono bolognese Edoardo Marraffa in duo con il chitarrista Jasper Stadhouders, sulle strade dell’improvvisazione. «AngelicA» si apre il 4 maggio proprio nel segno dell’incontro tra mondi lontani, quello della musica scritta e dell’improvvisazione, con Rohan de Saram, violoncellista classico, membro del quartetto Arditti, e con il violista Vincent Royer, con musiche di Xenakis e Radulescu e un’improvvisazione tra Spettralismo e sonorità dello Sri Lanka, terra d’origine di de Saram. Il 5 la tromba elettrificata di Toshinori Kondo con Massimo Pupillo, fondatore degli Zu, e Tony Buck, batterista dei Necks, unirà elettronica, ambient, musica contemporanea. L’Oriente sarà presente con i giapponesi Aki Onda, manipolatore di vecchie musicassette, e il performer Akio Suzuki, pioniere della sound art: l’8 faranno risuonare il San Leonardo con legni, pietre, cassette e altri materiali e oggetti. Il 9 si incontrano la cantante Juliet Fraser e la compositrice Cassandra Miller in «Songs for Solitude». Il 17 il festival si trasferisce nella chiesa di San Barnaba a Modena con «The Alchemy», un trio tra Occidente e Oriente con la violinista e cantante indiana Kala Ramnath e l’arpista Gwyneth Wentik. Mentre il 18 si va dall’improvvisazione made in Singapore al minimalismo inglese. Chiudono la musica classica indiana, il 26 con Pandit Uday Bhawalkar, e il 31 il coro dei bambini di AngelicA. Info: www.aaa-angelica.com.