Corriere di Bologna

Bologna liberata

Al Lumière le immagini girate dagli eserciti alleati il 21 aprile 1945. «Cerchiamo riprese negli archivi di tutto il mondo»

- di Piero Di Domenico © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Erano le prime ore del mattino del 21 aprile 1945 quando le unità alleate del 2° Corpo Polacco dell’Ottava armata britannica, della Divisione Usa 91a e 34a, i gruppi di combattime­nto Legnano, Friuli e Folgore e della brigata partigiana Maiella, entrarono a Bologna senza sparare un colpo. La notte prima i tedeschi e i fascisti, su ordine del generale Von Senger, avevano infatti abbandonat­o la città.

Più tardi arrivarono anche i bersaglier­i del battaglion­e Goito che sfilarono percorrend­o via Rizzoli mentre la folla, radunata nel centro della città, li acclamava. Nel pomeriggio ebbero il permesso di entrare a Bologna anche le brigate partigiane Giustizia e Libertà di Montagna e la 7a Modena. Mentre gruppi di donne cominciaro­no a deporre fiori e affiggere foto sul muro esterno del Comune in Piazza Nettuno.

Con l’allora Piazza Vittorio Emanuele II, oggi piazza Maggiore, che si riempiva di cittadini, partigiani, soldati alleati e blindati sui quali erano saliti giovani, ragazze con fiori e bandierine tricolori. A 74 anni di distanza la Liberazion­e della città viene ricordata dalla Cineteca con una proiezione speciale di immagini girate in quella giornata del 1945. In programma oggi al Cinema Lumière di piazzetta Pasolini alle ore 17.45 con l’accompagna­mento al pianoforte del bolognese Daniele Furlati. Il montaggio, racconta Andrea Meneghelli, responsabi­le dell’Archivio film della Cineteca che ha curato la selezione, segna «un percorso di avviciname­nto verso il centro della città da parte dei liberatori, insistendo molto anche sui volti delle persone in quella giornata. In cui la Liberazion­e aveva un aspetto più umano, che andava ben oltre la presenza dei carri armati». Le immagini provengono in gran parte dagli archivi dell’esercito americano e di quello inglese.

Anche perché, aggiunge Meneghelli, da anni in Cineteca dopo la laurea al Dams con una tesi sulla storia del cinema italiano, «i materiali italiani sono più difficili da reperire. Ma nel filmato ci saranno le immagini realizzate da un partigiano, Luciano Bergonzini, che era un trombettis­ta e che scambiò il suo strumento con la cinepresa di un soldato americano. Così fece molte riprese legate ai suoi familiari e ai suoi amici, riuniti in una grande tavolata per festeggiar­e».

Bergonzini, docente di Statistica all’Università di Bologna, aveva contribuit­o a organizzar­e i primi nuclei della Resistenza nella valle dell’Idice. Dopo la guerra rivestì anche il ruolo di direttore dell’Istituto Parri Emilia-Romagna, mentre un fondo a suo nome è conservato presso l’Ibc regionale. Sul grande schermo del Lumière non passeranno immagini particolar­mente crude anche se, sottolinea Meneghelli, «sotto la gioia manifesta si intuisce un ribollire di odio incontroll­abile contro le vestigia del fascismo. Si vedrà, per esempio, la cattura di due collaboraz­ionisti, un uomo e una donna, che si intuisce vivranno brutti momenti, passando poi dalle mani degli Italiani a una camionetta americana».

Dalle immagini emerge una Bologna distrutta, dalla stazione ferroviari­a alla zona di ingresso che da Casalecchi­o porta in città, in deciso contrasto con la gioia che esplodeva nel centro. Il montaggio proposto si avvale in parte di immagini conservate nell’archivio della Cineteca, destinato ad approdare in futuro nell’ex parcheggio Giuriolo, e in parte di filmati dell’Istituto Luce. Meneghelli anticipa che si tratta solo di una

Bergonzini scambiò la sua tromba con una cinepresa di un soldato americano

tappa di un percorso più ampio: «Sappiamo che a Bologna arrivarono anche altri soldati, polacchi, sudafrican­i e neozelande­si. Siamo anche certi che esistano delle immagini girate da quei soldati e quindi stiamo lavorando per trovare questi altri materiali, che ovviamente sono più complicati da individuar­e». Nel frattempo oggi ritorneran­no vive le immagini dei prigionier­i tedeschi, delle truppe alleate che superano le macerie, delle devastazio­ni e della festa con le donne in strada che baciano i militari.

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