Corriere di Bologna

Il debutto di Bob Messini musicista

Il primo disco del comico: «Qui c’è la mia parte più solitaria. Il sogno? Suonare al Cinema in piazza» E sul Trio Reno: «Siamo amici, ma niente reunion»

- di Fernando Pellerano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Bob Messini,suona da una vita, ma ha deciso di uscire con un disco solo adesso.

«Non ho deciso io, ma il mio produttore, Luigi Tortato di Sì Produzioni che ci ha creduto. Io non ce l’avrei mai fatta, sono pigro e barbone, serviva un minimo d’investimen­to».

Solo tre anni fa ha vinto un premio a Macerata

«Allo Sferisteri­o, emozione pazzesca. Miglior testo al Festival Musicultur­a, io mi aspettavo quello della critica. Scelsi “Statistica”, traccia 3, scritta con Luttazzi. Altri brani invece sono in collaboraz­ione con Marco Cavicchiol­i. Quel premio mi ha dato fiducia»

Il grosso delle canzoni in tutto 21, risalgono a 25 anni fa

«Quando Paolo Scotti, mi produsse uno spettacolo in cui mi ispiravo a Schroeder, dei Peanuts.Secondo me pezzi ancora attuali».

Un disco dentro le relazioni e la vita quotidiana e poi c’è un altro lato.

«Sempre ambivalent­e. Da un lato racconto vita e relazioni ma poi c’è la mia parte solitaria raminga e ombrosa, così nel pomeriggio vado al cinema da solo. O resto in casa che ho mille cose da fare».

Donne: in Di te e di lei è diviso fra due.

«A chi non è successo? Fu l’input per iniziare la mia analisi 32 anni fa: ero indeciso fra due donne, ma naturalmen­te era un pretesto».

La sua fama arriva da lontano, tv anni 80, Trio Reno.

«Ho provato la reunion per il 30ennale, ma non è così facile. Tutti e tre la volevamo, ma avevamo tre idee diverse, quindi niente. Siamo sempre amici, non è detta l’ultima parola. Per ora solo viaggiamo solo su You Tube».

Quanto Trio c’è qui dentro?

” Sono nato con il piano, mio padre lo suonava Ma di fatto sono autodidatt­a

La fama? Non mi riconoscon­o Il Trio è di 30 anni fa e in tanti si confondono

Non mi so vendere, non mi promuovo ma sono felice se faccio un provino

«Non tanto, l’anima un po’ recitante. Qui la vena è meno polemica e dissacrant­e, un po’ intimista».

Quando hai conosciuto il pianoforte?

«Appena nato, lo suonava mio padre. A 16 anni ho fatto un corso per diventare arrangiato­re al Conservato­rio, ma in fondo sono autodidatt­a. Sono cresciuto in un centro ricreativo dove c’era un tavolo da ping pong, un pianoforte, un teatro e io ho fatto quello. Era il Centro Rosselli, dove ora c’è il Mambo».

Predestina­to. Come girerà questo disco?

«Presuppone uno spettacolo dal vivo. Con me hanno suonato Camilla Missio al basso, Andrea Poltronier­i sax improvvisa­tore. All’Ambasciato­ri faremo una decina di pezzi».

Comico, attore, intratteni­tore, musicista, giocatore di ping pong, psicologo e teologo, due lauree: cos’altro?

«Detta così sembra, ma la vita dell’attore e dell’artista è sempre legata a una telefonata. Poi io non mi so vendere, non mi autopromuo­vo, non faccio niente. Però quando c’è un provino sono felice lo faccio: vuol dire che è il mio lavoro. Ho amato molto la radio, da inviato a Caterpilla­r al resto. In tv mi si vedrà in La guerra è finita di Saoavi su Rai uno, poi al cinema ne I ragazzi dello Zecchino di Lo Giudice»

Bologna?

«La gente fa fatica a identifica­rmi… mi ha visto ma non sa esattament­e dove. La fama del Trio è di 30 anni fa. Si confondono. Vediamo ora cosa succede in questa versione inedita».

E suonare in piazza?

«Mi piacerebbe, magari prima di un film, anche se non è semplice stare lì sopra eh».

E prima di quale film?

«Quello della mia vita, Crimini e misfatti di Woody Allen, c’è dentro tutto: perdono amore e tradimento».

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Ieri e oggi Sopra il Trio Reno. In grande Bob Messini

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