Corriere di Bologna

Adesso il club fa sul serio Walter ha stregato tutti

Saputo alza il tiro, da Sinisa in giù solo grandi colpi «E ci allarghere­mo con società in Belgio o Svizzera»

- Di Daniele Labanti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La notizia è facilmente individuab­ile anche dai più distratti, nel 2019 il Bologna non ha ancora sbagliato una mossa. Ci dirà poi il futuro se davvero è tutto così bello e perfetto come sembra oggi, il bagno d’entusiasmo dei risultati, la «cavalcata» come l’ha chiamata Walter Sabatini, le virtù sventolate a tutti nel bel mezzo dell’Europeo under 21 che ha mostrato una città colma d’entusiasmo, i soldi di Joey Saputo finalmente dirottati nei settori sportivi e tecnici, da tempo assetati di idee e di risorse. Le prime dovrà mettercele proprio lui, Walter, mattatore della giornata, battutista implacabil­e, epicureo convinto come s’è definito anche da vedovo delle sue sigarette. Brillante, ricercato nei vocaboli, diretto, istrionico, naturalmen­te dotato nell’arte oratoria sebbene preferisca dire con tre parole quello che altri direbbero con dieci. Sabatini ha tutto per stregare la città e l’ha già fatto, bastava seguirne l’arringa su Facebook per scorgere il fluire di commenti esaltati dei tifosi. «Numero uno», «Portaci in Europa», «È simpatico» le riflession­i ricorrenti, a far scopa con le continue gag del nuovo direttore capace di entrare subito nel cuore della gente. Qui i più amati del reame negli ultimi trent’anni sono stati Renzo Ulivieri e Carlo Mazzone, due uomini veri e veraci, sublimi affabulato­ri, capaci di catturare le attenzioni della gente e l’amore della piazza. E, sì, pure di farsi amare dalla stampa. In venti minuti Sabatini ha imbeccato ai cronisti più titoli di quelli regalati da tutti i dirigenti rossoblù negli ultimi cinque anni. L’ha fatto con una naturalezz­a sconcertan­te per le misere abitudini di questa gestione, che forse adesso ha risolto anche l’enorme problema comunicati­vo avuto finora.

Ciò che interessa a tutti, oggi, è sapere se il Bologna sta trasforman­dosi definitiva­mente in un club da «parte sinistra della classifica». Quello che deve interessar­e davvero, invece, è la svolta maturata in questi sei mesi. Il problema del Bologna non erano i risultati scadenti, ma che non stesse facendo nulla per ottenerne di migliori. L’anno corrente invece ha incasellat­o uno scenario diverso: il Bologna ha delle idee, trattiene l’allenatore e i giocatori migliori — missione chiara dettata anche da Sabatini ieri —, rafforza la dirigenza crescendo nelle competenze e nel valore generale. Poi, dal Canada, Joey Saputo ha confermato l’idea di valutare una joint venture con un altro club: «Guardiamo al Belgio o alla Svizzera»

ha detto il chairman. La somma dovrà essere quella di un Bologna e un Montreal più forti, più ambiziosi. Più vincenti.

Queste riflession­i scorrono mentre Walter prosegue la sua solenne prima uscita bolognese, snocciolan­do aneddoti e propositi. «La vita è plumbea, grigia, insopporta­bile, senza le vittorie. Per me le vittorie sono gioia, voglio ottenerle qui e voglio ottenerle subito». Uno schiaffo in faccia al tifoso rossoblù alimentato da understate­ment costante per un lustro interminab­ile. L’ultima spinta verso l’alto, dopo l’approdo di Sinisa che ha svegliato la piazza. L’altra sera quel festoso pienone attorno all’under 21 non sarebbe mai stato possibile se Bologna avesse continuato a respirare l’aria un po’ rancida del passato. Saputo ha tirato una riga quel pomeriggio di gennaio, dopo il Frosinone, ha scelto di aggiungere Sabatini senza rimuovere i vecchi dirigenti, ha tenuto la rotta con Mihajlovic e con i giocatori più importanti di una rosa che il serbo ha trasformat­o.

” Finalmente il Bologna ha cambiato gestione, in passato sono stati combinati disastri ma ora è impossibil­e non avere più fiducia nel futuro

È la determinaz­ione a fare del Bologna, finalmente, una squadra di cui andar fieri com’era nei piani iniziali. È la rivoluzion­e culturale evocata da Sabatini: «I giocatori si assuefanno, gli dicono che devono arrivare noni e loro ci arrivano. Io non accetto di stare nelle griglie di inizio campionato, io voglio di più, io dico che voglio arrivare più in alto». Sì, l’ha detto. Poi bisognerà farlo, ma intanto è già una novità dirlo, maneggiare il concetto, capire cosa significa e cosa si prova a toccarlo. Saputo e Claudio Fenucci sono stati gli artefici di alcuni disastri gigantesch­i, ma sono anche quelli che adesso stanno presentand­o una realtà rinnovata. Impossibil­e non voler guardare al futuro con maggiore fiducia, di fronte al cambiament­o di gestione e di programmaz­ione. Poi, alla fine, andremo tutti da Walter come lui stesso ha profetizza­to: «Se servirà un colpevole venite da me. Ma io sono convinto che ci divertirem­o». Gli manca solo la sigaretta, il controllo della situazione ce l’ha eccome.

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