Processo a Elena per intelligence con lo straniero L’avvocato della regina di Sparta è il prof Manes
A Siracusa la simulazione del dramma classico
Alto tradimento e intelligence con lo straniero a scopo di guerra. Sul banco degli imputati sale Elena, la regina di Sparta, accusata, recita il capo di imputazione, di «aver pregiudicato gli interessi nazionali, seducendo Paride, principe di una potenza straniera, spingendolo ad unirsi a lei fuori dal matrimonio ed a portarla con sé nella città di Troia così ponendo in essere atti ostili contro la città di Sparta in quanto lesivi dell’onore e del prestigio del Re Menelao». Un processo in piena regola con tanto di aggravante per Elena, ritenuta la donna più bella del mondo ma anche l’artefice della sanguinosa guerra durata dieci anni che portò alla distruzione di Troia e all’uccisione o la deportazione di tutti i suoi abitanti intorno al 1194 A.C. Il difficile compito di scagionare Elena spetta al professor Vittorio Manes, penalista bolognese che tra i tanti incarichi è anche l’avvocato del sindaco Virginio Merola, tra i protagonisti quest’anno della nuova edizione di Agòn,
l’evento organizzato dal Siracusa International Institute che rivisita i drammi classici in chiave processuale e che ogni anno raduna migliaia di appassionati nello splendido teatro greco. Quest’anno, come detto, la simulazione processuale prende spunto dalla tragedia Troiane di Euripide.
L’avvocato Manes dovrà convincere la giuria popolare e la Corte presieduta da Livia Pomodoro, già Presidente del Tribunale di Milano, che dovrà sciogliere l’eterno dilemma: Elena è stata artefice o vittima della guerra di Troia? Per l’accusa, affidata all’ex pm Gherardo Colombo, non ci sono dubbi: Elena è colpevole di alto tradimento e di aver causato, seducendo Paride, la completa distruzione di Troia. Il processo si aprirà con l’introduzione del pubblico ministero che inquadrerà fatti e circostanze al centro del dibattimento. Poi sarà la volta delle testimonianze di Ecuba e Elena, subito dopo requisitoria del pm e arringa del difensore. Infine, il verdetto.