Corriere di Bologna

Torna Errani, in pole per fare il ministro

E c’è già chi dice: non andrei mai al Pronto soccorso

- Emanuela Colaci © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Mia figlia la vedrei in cardiologi­a o pediatria», si augura papà Piero, impiegato nella Asl di Forlì. È uno dei tanti genitori arrivati da tutta Italia che affollano l’atrio dell’ingresso Sud del centro fieristico, aspettando i figli impegnati nel test di ammissione a Medicina. Quest’anno Martina si è iscritta, ma studia già Biotecnolo­gie a Ferrara. «È sfiduciata — continua il padre — . Lo scorso anno a Ferrara con più di 2000 iscritti poteva seguire le lezioni solo in streaming. Il numero aperto è fallimenta­re, ma non ci sono nemmeno le strutture per garantire un’offerta formativa adeguata a Bologna. Se aprisse Medicina a Forlì, sarebbe un bel colpo». La speranza è che le parole pronunciat­e dal prorettore Mirko Degli Espositi all’apertura del test, per individuar­e nuove sedi nei poli dell’Alma Mater in Romagna, possano presto diventare realtà.

Già alle 12.50, dopo poco meno di due ore, escono i primi studenti. Giorgia e Lucrezia, 19 anni, «compagne di scuola dalle medie», sognano di diventare chirurgo e ridono insieme per scaricare la tensione: «Il test era veramente difficile e lungo. Secondo me non sono passata, mi sono accorta solo alla fine di aver perso una pagina», dice Giorgia. Le fa eco l’amica: «Non sono sicura, soprattutt­o le domande di ragionamen­to e di biologia erano troppo specifiche». Come un esame? «Proprio così», rispondono all’unisono. Le due amiche di Ravenna hanno le idee chiare sull’utilità o meno del test: «Non fa capire chi è davvero motivato. Magari poi tanti mollano o arrivano in città per una scelta casuale. Sì, sarebbe meglio lo sbarrament­o dopo il primo anno».

Sono stati 3.600 i partecipan­ti al test di Medicina e odontoiatr­ia, un record di iscrizioni per la facoltà bolognese che coincide con l’aumento dei posti, salito a 413 quest’anno. Mai abbastanza, però. «Ho scelto Bologna perché mi piace la città», dice Giordana, 18 anni, calabrese con «la fissa» di diventare medico: «Le domande di cultura generale potevano essere più semplici. C’erano Leonardo Da Vinci e i presidenti americani. Mancano i medici al pronto soccorso? Se rendessero il test più semplice le persone davvero motivate ce la farebbero», conclude la futura studentess­a.

Le domande di cultura generale hanno tormentato molti studenti, ma c’è chi ha avuto una brutta sorpresa dai quesiti scientific­i: «Non ero in grado di fare matematica e fisica», ammette Laura, bellunese.

Per tanti fare il medico è un sogno, che però stride con la realtà italiana in cui la carenza di dottori e l’emigrazion­e all’estero degli specializz­ati stanno diventando (e diventeran­no) un problema sempre più serio per la tenuta del sistema sanitario. Secondo le proiezioni del sindacato ANAOO-Assomed, pubblicate tra gennaio e marzo 2019, in Italia

” Mariangela Diventare chirurgo è un mio grande sogno Voglio aiutare gli altri

nel 2025 ci saranno 16.500 medici e specialist­i in meno. Il precariato e i turni interminab­ili, poi, assillano chi lavora nelle strutture pubbliche, soprattutt­o in Pronto soccorso, dove, anche a Bologna, sono aumentate le aggression­i contro medici e infermieri a causa di lunghi tempi di attesa e alla carenza di personale.

«È una brutta notizia. Non lo sapevo», dice Sebastian, sicuro però che la facoltà assicuri un lavoro solido «perché in Italia andranno presto in pensione tanti medici». Ma aggiunge:«Non lavorerei mai in Pronto soccorso. Mi piacerebbe fare il medico di base perché avrei meno responsabi­lità. Al massimo si sbaglia una ricetta».

Non la pensa così Mariangela, 19 anni di Parma, che vuole fare la differenza perché «diventare chirurgo è un mio grande sogno. Voglio aiutare gli altri. Non conosco bene la situazione degli ospedali italiani ma se il medico non aiuta nelle situazioni di emergenza, chi lo fa?».

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