Corriere di Bologna

La guerra, il dolore, i clown: le tracce scure e contorte dell’incisore

Da oggi al 4 ottobre le incisioni di Luciano De Vita alla biblioteca di San Giorgio in Poggiale. Organizzan­o Genus Bononiae e Fondazione Carisbo

- Massimo Marino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Gli incubi della guerra diventano oscurità, linee contorte, luce solo a sprazzi nelle acqueforti degli inizi, piene di doppi (il fratello gemello morto), di autoritrat­ti, di grida che nascono da citazioni per acquisire forma personalis­sima. Il Goya nero, Rembrandt, i surrealist­i, gli espression­isti sono la prima tavolozza delle incisioni giovanili di Luciano De Vita, che oggi avrebbe novanta anni, allievo di Morandi, pittore, scultore, scenografo, regista. Nacque nel 1929 ad Ancona ma presto si trasferì a Bologna; si formò all’Accademia sotto l’ala del grande Giorgio, per poi acquistare personalit­à

propria. Genus Bononiae e Fondazione Carisbo gli dedicano una mostra con una cinquantin­a di incisioni, allestita a cura di Marco Fiori e di Mirko Nottoli nella biblioteca di San Giorgio in Poggiale: apre oggi alle 17.30 e proseguirà fino al 4 ottobre, con ingressi (gratuiti) dalle 9 alle 13 dal lunedì al venerdì e dalle 9 alle 17 il martedì.

La prima incisione, del 1951, è un Cristo deriso, espression­ista alla Grosz, che non fu sufficient­emente apprezzato dal maestro, suscitando la delusione di De Vita. Le opere del periodo giovanile, definito «accademico» dai curatori, mostrano il travaglio della ricerca di una propria lingua nel confronto con la grande arte, in figurazion­i in cui Picasso si incrocia con Goya o Rembrandt. Le tracce scure dell’incisione generano mostri, come il dopoguerra. Segue il periodo informale, con immagini del mondo naturale che diventano grumi bui in cerca di vita, gocce, foglie, alberi, ostriche.

Nella maturità, dopo il 1960, De Vita cita opere precedenti, ritagliand­o parti delle matrici delle incisioni e inserendol­e in nuove composizio­ni. Allora nella serie «Il mio giardino» riappaiono clown sbilenchi insidiati dall’esistenza, fucilazion­i, ostriche, gocce. Un solo gruppo di originali si è salvato, quello di «Per D’Aubigné», ritrovato nella libreria Palmaverde di Roberto Roversi. Viene ristampato per la mostra da Pendragon in una cartella in cinquanta esemplari che sarà presentata il 25 settembre, mentre il 3 ottobre, sempre alle 17.30, Marilena Pasquali parlerà della «maniera nera» dell’artista. «La nostra missione come biblioteca – commenta il neo direttore Pierangelo Bellettini – è aggiungere tasselli alla conoscenza della storia artistica di una città che ha avuto illustri incisori, dai Carracci a Giorgio Morandi». E Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae, rimarca: «Questa esposizion­e, che mette in rilievo i tormenti e la luce di un grande artista, è un servizio alla cultura bolognese».

 ?? Autoritrat­to ?? Luciano De Vita ha studiato all’Accademia sotto la guida di Morandi
Autoritrat­to Luciano De Vita ha studiato all’Accademia sotto la guida di Morandi
 ?? L‘artista ?? Uno scatto del 1977 del pittore, incisore, scenografo e docente
L‘artista Uno scatto del 1977 del pittore, incisore, scenografo e docente

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