Le imprese al governo: ci lasci correre
Caiumi (Confindustria): persi 14 mesi, ora dateci l’autonomia e intervenite sul cuneo fiscale
Dopo «14 mesi senza stimoli», gli industriali riuniti a Farete, sono pronti a correre. «È positivo che ci sia il governo», dice Caiumi, l’alleanza «può anche sorprendere», e sul piatto mette le urgenze per la ripresa economica: investimenti, cuneo fiscale, e innovazione. Sì anche l’autonomia differenziata sul modello emiliano. E rilancia: «Servono connessioni infrastrutturali, metropolitana di superficie e un investimento massiccio sull’aeroporto.
Il palco di «Farete», l‘evento di Confindustria Emilia Centro si è aperto ieri, con l’assemblea generale dell’associazione, nel giorno del nuovo governo giallo-rosso. E il presidente Valter Caiumi non si sottrae: «Arrivare a un governo è un fatto positivo per il mercato interno e per la credibilità all’estero. Noi siamo abituati a darci da fare, ma in questi 14 mesi non ci sono stati stimoli, abbiamo perso tempo. Ora le nostre imprese devono essere più veloci e più efficaci e collaborare con i governi aiuta. La politica è fatta di aggregazioni, si fa quello che è possibile e certe aggregazioni possono sorprendere», tanto che considera immaginabile l’alleanza Dem-5stelle anche alle regionali.
Sono parole pronunciate a margine della sua relazione di apertura, un discorso che è un infusione di ottimismo per un «territorio speciale» e per il quale chiede, tra l’altro, infrastrutture e connessioni (metro di superficie e treni) e investimenti massicci sull’aeroporto «o si rischia la retrocessione».
Ma è, ancora, con i cronisti che coglie l’appello ribadito da governatore Stefano Bonaccini ad accelerare il processo dell’autonomia: «C’è convenienza a puntare su di noi e lasciarci correre, ma in un contesto di Paese unito». L’autonomia proposta da viale Aldo Moro, insomma, «è la più equilibrata e se serve per incrementare la crescita sicuramente dico sì. L’Emilia è parte dell’Italia — ribadisce — ma si possono usare certe leve per utilizzare al meglio le nostre risorse». Continuità si cerca invece sulla governance: «Certamente con il governo regionale abbiamo lavorato bene in questi anni. Questa direzione per noi funziona. Votare a dicembre o gennaio non importa. Mi auguro che presto, in qualche modo, venga definita la nuova squadra».
Davanti a una platea di industriali, imprenditori, istituzioni pubbliche, politici (vediamo i centristi Gian Luca Galletti e Pier Ferdinando Casini)e il neo cardinale Matteo Zuppi, il numero uno di Confindustria propone poi alleanze concrete nel mondo economico, investimenti nel digitale e nell’istruzione. E lancia il suo appello per le infrastrutture. «Non parlo dei problemi», chiarisce, quindi non di Passante, bretelle e tangenziali, ma ammette che serve «una rete connessa di metropolitana di superficie, treni diretti non stop tra le città e connessioni con le zone industriali dell’Appennino». E poi l’aeroporto: «Con 8,5 milioni di passeggeri attuali,
” La stoccata Persi 14 mesi, collaborare con i governi aiuta
se vogliamo dire la nostra tra dieci anni, dobbiamo immaginare un’infrastruttura in grado di gestire più del doppio, avvicinandoci a 20 milioni di utenti per un anno». Siamo «al settimo posto» e «non ci rappresenta». E mette in guardia: «Dal 2017 al 2025 l’aeroporto di Venezia investirà circa un miliardo, tre volte più di noi». «Serve uno sforzo strategico di tutti noi — pungola — della nostra regione, dei territori».
«Stimoli alla manifattura italiana, competitiva anche nei confronti della Germania» ora in crisi, e investimenti — in conclusione — è la ricetta di ripresa dell’economia secondo gli industriali. «Alla flat tax, ad esempio — conferma Caiumi — non abbiamo mai pensato». Punta, come tutti al cuneo fiscale, ed «è indiscutibile che non
possiamo toccare l’Iva, dobbiamo alimentare la nostra economia». «Con la manovra di Calenda, con l’Industria 4.0 — va avanti a margine dell’incontro — avevamo iniziato a ristrutturare tanti processi produttivi e andava bene, ma non abbiamo ancora finito». E se l’automotive di lusso, in particolare nel Modenese non conosce rallentamenti, e per quanto «abbiamo la fortuna di un export molto forte», i venti di protezionismo in particolare dagli Usa, possono «portare qualche difficoltà». «Vincono le politiche di richiamo dentro i territori — ragiona — e dobbiamo attrezzarci».