Dai Sassoli alla Romagna La Galleria passa di mano
I Sassoli de Bianchi verso la vendita. Entro il 30 ottobre per la cessione a Gioia, figlia del fondatore di Unigrà
Ci sono gli imprenditori romagnoli di Unigra, in particolare Gioia Martini, figlia del fondatore, in pole per l’acquisizione di Galleria Cavour. I Sassoli de Bianchi avrebbero dunque deciso di cedere il loro «pezzo» di galleria, la trattativa sarebbe a buon punto, con un pre accordo già firmato e una data, il 30 ottobre, fissata per la vendita. «Siamo una famiglia numerosa, l’opzione vendita era inevitabile», osserva il conte Filippo.
Dalle vetrine di Galleria Cavour si può togliere il cartello vendesi. Il salotto dello shopping bolognese è sul punto di passare di mano. La famiglia Sassoli de Bianchi, proprietaria della parte storica, ha firmato un preaccordo per la cessione della Galleria. In pole c’è Goia Martini, figlia di Luciano fondatore negli anni 70 del marchio Unigrà. Ci sono ancora alcuni dettagli da limare e gli avvocati sono al lavoro con il termine per la vendita fissato per il 30 ottobre. Si chiuderebbe così una lunga telenovela visto che da tempo i Sassoli erano a caccia di un acquirente per l’ultimo avamposto del lusso nel centro assediato dai taglieri.
Negli scorsi mesi si era parlato di un fondo inglese. La famiglia aveva chiesto 100 milioni, il fondo si era fermato a 75 e alla fine l’affare si era incagliato. Ora con Gioia Martini la quadratura è arrivata. L’acquirente, contatta dal Corriere, non ha confermato né smentito. Il venditore non è stato di tante parole in più. «Noi siamo una famiglia molto numerosa e quindi l’opzione della vendita era inevitabile. Di più in questo momento non possiamo dire», è il messaggio del conte Filippo Sassoli de Bianchi che dalla Buton alla Fondazione Carisbo ha sempre tenuto un pezzo di cuore nella galleria aperta nel 1959. «Qui da piccolo ci giocavo a pallone», ricorda. La genealogia è un po’ complessa. Il nonno e capostipite Filippo decise di lasciare in eredità la galleria e il palazzo di via Farini 14 ai primi due dei sette figli, vale a dire Achille e Bernardino. I primi, rimasti ancorati a Bologna, avevano creato una società immobiliare (Busseto) per gestire il patrimonio, i secondi, la parte milanese, erano racchiusi nella Santa Maria Immobiliare. Tra i lombardi all’inizio del 2000 si era pure scatenata una battaglia legale per la vendita. Alla fine però i Sassoli non avevano messo sul mercato quel pezzo di storia. I bolognesi — in testa Leopolda che ora sta curando la vendita — in questi anni si sono occupati del marketing e dello sviluppo.
L’ultimo contratto è stato firmato a luglio per portare in via Farini la gioielleria Bartorelli di Riccione. Il prossimo dovrebbe essere quello della cessione. Tra i possibili acquirenti si fantasticava di prestigiosi nomi cittadini. Dall’aristocrazia alla borghesia, in realtà la proprietà della Galleria dovrebbe fare qualche chilometro in più lungo la via Emilia e arrivare fino in Romagna, a Conselice. Dove, nel 1972, il piccolo imprenditore Luciano Martini creò un’azienda attiva «nel settore della trasformazione e vendita di oli e grassi alimentari, margarine e semilavorati».
Trentasei anni dopo Unigrà è diventata una multinazionale tascabile da 650 milioni di ricavi (il 40% in export) e 750 dipendenti in tutto il mondo con due nuovi stabilimenti in Brasile e Malesia. In questi anni, il collegamento con Bologna rispondeva al nome di Antimo Martino. Allenatore di Ravenna (sponsor Orasì, marchio di famiglia) prima di diventare il condottiero della promozione in serie A della Fortitudo. Per Galleria Cavour un gran bel precedente.
Filippo Sassoli
Noi siamo una famiglia molto numerosa e quindi l’opzione della vendita era inevitabile