Corriere di Bologna

Omicidio di Atika, video confession­e dell’ex che resta in carcere

- Rotondi

M’hamed Chamekh, il 42enne accusato di aver ucciso e bruciato l’ex compagna Atika Gharib resta in carcere. Lo ha deciso il giudice. Continuano intanto le indagini: le telecamere lo hanno inquadrato con lei il giorno della scomparsa, decisivi i telefoni. In un video la sua confession­e ai familiari.

Ha fatto scena muta davanti al giudice M’hamed Chamek, il marocchino 42enne accusato di aver ucciso l’ex compagna Atika Gharib, la donna di 32 anni trovata carbonizza­ta martedì in un casolare di Castello d’Argile che un mese prima l’aveva denunciato per averla aggredita e per aver molestato la figlia sedicenne. Il giudice di Imperia ha convalidat­o il fermo eseguito a Ventimigli­a e disposto la custodia cautelare in carcere come chiesto dal pm Tommaso Pieini che ha coordinato le indagini dei carabinier­i del nucleo investigat­ivo di Bologna.

Chamek, assistito dall’avvocato Carlo Machirelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere e ora è detenuto nel carcere di San Remo. Presto sarà trasferito a Bologna. «È indagato per omicidio con l’aggravante prevista dal Codice rosso — ha detto il legale — ma non per occultamen­to di cadavere. Non ci aspettavam­o un esito diverso, ma in aula ho fatto presente che al momento il quadro indiziario è precario. La Procura ci deve spiegare come avrebbe fatto a uccidere l’ex compagna, quando e perché».

Al momento della richiesta di custodia cautelare il quadro indiziario nei confronti del 42enne è costituito dalla denuncia di Atika, dai telefoni di entrambi che il giorno della scomparsa e dunque del delitto agganciano la stessa cella della zona di Castello d’Argile e dalle dichiarazi­oni dei familiari della vittima che hanno riferito delle telefonate e degli sms in cui Chamek diceva loro che l’aveva uccisa e bruciata. Una confession­e reiterata che naturalmen­te dovrà essere accompagna­ta da altre evidenze sulle quali gli investigat­ori stanno lavorando in attesa di avere risposte certe dall’esame del dna (per attribuire con certezza i resti ad Atika) e dall’autopsia. È emerso ad esempio che alcune telecamere avrebbero inquadrato Atika e il presunto assassino insieme il giorno della scomparsa (e dunque dell’omicidio)lungo il tragitto per il casolare dove poi è stata trovata l’auto della vittima. Ci sono poi i cellulari, quello di lei lo aveva in tasca lui il giorno del fermo, un elemento indiziario valorizzat­o dal giudice.

Emergono intanto altri inquietant­i particolar­i portati all’attenzione degli investigat­ori dai familiari di Atika, assistiti dall’avvocato Marina Prosperi, per dimostrare gli atti persecutor­i e le vessazioni contro di lei. Si tratta di messaggi vocali, videochiam­ate e video. In un filmato girato il 2 agosto, il giorno in cui Chamek aggredisce Atika e molesta la figlia, lo stesso in cui viene denunciato, si vede l’uomo che scappa dalla casa prima dell’arrivo dei carabinier­i. La sorella della 32enne lo insegue, grida e chiede aiuto ai passanti affinché lo blocchino in attesa dei militari. Lui però riesce a fuggire. Da lì in avanti sarà una escalation di episodi e segnalazio­ni, mai però verbalizza­ti. In un vocale l’uomo le dice: «Presto vedrai tutto con i tuoi occhi». Ma quello più agghiaccia­nte risale al giorno della scomparsa di Atika e sarebbe stato inviato dal presunto assassino a sua sorella in Marocco che poi lo ha girato a quella della vittima. «L’ho uccisa e messa nella casa abbandonat­a e bruciata, così non trovano tracce. Non mi prenderann­o, vado in Francia e poi torno per finire voi».

In questa terribile vicenda iniziano a definirsi alcuni passaggi dell’odissea della vittima, i cui familiari hanno chiesto chiarezza sulla sua mancata protezione. Dopo la denuncia del 3 agosto i carabinier­i di Ferrara trasmetton­o subito la notizia di reato. La Procura compie alcune attività istruttori­e (sente due persone) e la richiesta al giudice del divieto di avviciname­nto arriva cinque giorni dopo, l’8 agosto (il Codice rosso non è ancora operativo). Il Tribunale emette l’ordinanza il 9 e il giorno seguente la notifica ai carabinier­i di Ferrara che fanno il rintraccio. Ma c’è un altro aspetto che l’avvocato della famiglia, Marina Prosperi, intende approfondi­re. Il divieto di avviciname­nto nei confronti del 42enne è stato chiesto dalla Procura solo in riferiment­o alla figlia di Atika, per le molestie subite, ma non per lei che naturalmen­te viveva nella stessa casa. «Nessun provvedime­nto allora a protezione della madre che aveva denunciato aggression­i e minacce sin dal 3 agosto? Quindi la Procura di Ferrara cosa ha fatto?», insiste il legale.

La video confession­e alla sorella

«L’ho uccisa, messa nella casa abbandonat­a e bruciata così non trovano tracce. Non mi prenderann­o vado in Francia, torno e tocca a voi»

Indagini e polemiche

I due inquadrati il giorno del delitto. Il divieto della Procura emesso solo per la figlia, il legale: «Per lei nessuna misura nonostante gli episodi»

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Il video Il 42enne accusato dell’omicidio fugge di casa il giorno in cui aggredisce Atika e molesta la figlia

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