Corriere di Bologna

La Sofora centenaria è malata, la salvano tre alberi ottantenni

La pianta, nel giardino della sede dell’Ausl, legata a due tigli e ad un ippocastan­o

- Di Marina Amaduzzi

Èla storia di una Sofora «Pendula», centenaria parecchio malata, e di due tigli e un ippocastan­o, che viaggiano anch’essi tra gli 80 e i 90 anni, ma che, essendo più robusti, la sostengono tramite tiranti. E le allungano la vita. Storia ambientata nel giardino della sede dell’Ausl, in via Castiglion­e.

L’altra “Pendula”

Un secondo esemplare di questa variante della pianta è nel parco dell’ospedale Bellaria

” L’agronomo Attraverso una ferita l’albero è stato attaccato da funghi cariogeni che hanno deteriorat­o il fusto Abbiamo chiesto aiuto a tre suoi coetanei per dargli sostegno

Non è proprio come la leggenda di Filemone e Bauci, i coniugi che nelle Metamorfos­i di Ovidio si trasforman­o in alberi unendo i tronchi a testimonia­nza del loro amore, ma poco ci manca. Protagonis­ti di questa storia sono sempre degli alberi: una Sofora «Pendula», centenaria parecchio malata, e due tigli e un ippocastan­o, che viaggiano anch’essi tra gli 80 e i 90 anni, ma che, essendo più robusti, la sostengono tramite tiranti. Per allungarle la vita. Una storia di amore arboreo, e di un medico speciale che si prodiga nelle cure, ambientata nel giardinett­o interno di Palazzo Ratta-Pizzardi, oggi sede dell’Ausl.

Passando davanti a via Castiglion­e 29 e buttando dentro l’occhio, in fondo alle doppie vetrate, si intravede la bella chioma della Sophora Japonica «Pendula». Sotto il ricco fogliame, «sintomo della sua vitalità», sentenzia l’agronomo forestale Enzo Blotta, il medico degli alberi per l’Ausl e non solo, si nasconde però il tronco decisament­e malandato dell’albero. Una ferita aperta. Uno squarcio che a vederlo ci si chiede come faccia ancora a stare in piedi la povera Sofora. «Circa 40 anni fa attraverso una ferita sono entrati dei funghi cariogeni che hanno degradato i tessuti interni del fusto», spiega Blotta che prima di decidere la terapia ha fatto perfino una Tac alla paziente. «Gli alberti sono essere viventi e si organizzan­o da soli sulla risposta da dare alle varie sollecitaz­ioni», spiega ancora. Tra la Sofora e il fungo è iniziata una battaglia all’ultimo sangue, durata decine di anni, che ha visto vittorioso il fungo. Dall’esterno però nulla si percepiva. «Fino a qualche mese fa il tronco era integro all’esterno, ma cavo all’interno— spiega l’agronomo —, abbiamo così deciso di aprire la ferita, ripulirla e lasciare che la circolazio­ne dell’aria togliesse quell’umidità di cui il fungo ha bisogno per vivere».

Non era sufficient­e lavare la ferita. La Sofora era troppo debole per reggere a lungo. C’era chi aveva pensato perfino di abbatterla. Non certamente Blotta, che ha pensato di chiedere aiuto ai coetanei della Pendula. «Se lei ha più o meno 100 anni, gli alberi intorno ne hanno 80-90, ma sono più alti e robusti — fa notare —, per questo abbiamo chiesto ai vicini di aiutarla e abbiamo messo su un sistema di cavi per consolidar­la a due tigli e a un ippocastan­o». Un mutuo soccorso arboreo, un abbraccio tra fronde diverse che riempie il cuore. Un malato speciale, ancorato alla vita. L’area del giardino attorno alla Sofora è stata circondata per evitare altri danneggiam­enti. E la malata è tenuta costanteme­nte sotto controllo. Per ora risponde bene, anche se Blotta sta pensando di rinforzarl­a ancora, aggiungend­o due pali a quello già presente.

Di Sophora Japonica «Pendula» c’è un altro esemplare

La Tac e la prognosi

Per capire lo stato della malattia della pianta è stato necessario sottoporla a una Tac

nel parco dell’ospedale Bellaria. «Si ipotizza — spiega Pasquale Romio, direttore del Servizio tecnico dell’Ausl — che possa essere stata trasportat­a qui, insieme ad altri alberi, dalla residenza del Pizzardi quando fu realizzato il Bellaria nel 1929. Nel patrimonio di circa 2.500 alberi dell’Ausl, tutti censiti e schedati, ci sono altri grandi vecchi. «Di varietà Pendula delle dimensioni di quella di via Castiglion­e ce ne sono poche alle nostre latitudini — conclude Blotta —, ed è questo che la rende così speciale».

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Sorvegliat­a La Sofora attaccata ad altri tre alberi nel giardino dell’Ausl

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