Corriere di Bologna

Nobili valori per borghesi sapienti

- Marco Marozzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nella rossa Bologna, agli albori dell’Italia gialloross­a, qualcuno si compra dei quarti di nobiltà. Comprarsi la Galleria Cavour è acquisire un titolo almeno post nobiliare, quello dei Sassoli de Bianchi, di alcuni dei suoi molti rami. Diciamo almeno un ottavo di nobiltà. Più che un affare immobiliar­e, è un valore che si conquista, una chiave per entrare nei salotti e nei board economici ben oltre le Due Torri. Da Parigi a New York, da Montenapol­eone a Notting Hill, il lusso è potere, rapporti, eau de

couture e culture. Sete e cuoi, gioielli e orologi fanno lobby vera. Immagine internazio­nale e business collegato. La Galleria è cultura, spesso grande, di Bologna. La fiaba è segnata dalla vittoria di self made people italiani rispetto a fondi internazio­nali. Nella terrà più comunista d’Italia, all’insaputa di amministra­tori a cui molti fili, alti e bassi, sfuggono in continuazi­one, l’idea di tramandare uno stile batte la legge algida del profitto. Al costo di decine di milioni. Galleria Cavour cambia proprietar­i, dagli aristocrat­ici Sassoli passa a borghesi sapienti che santifican­o un sogno di ascesa sociale e insieme un obbligo culturale. Come per Paola Pizzighini, la proprietar­ia dell’altro pezzo di Galleria, vedova di Ugo, l’ingegnere che nel 1949 per primo pensò di creare un salotto coperto nel cratere di una bomba. Proprietar­i vecchi e nuovi assicurano che molto si aggiornerà, nulla cambierà nel «passante» che collega quattro piazze: Cavour, Maggiore, Galvani, Minghetti. Lo stile Sassoli, conti senza eccessi, si continuerà a respirare. Vie del lusso bolognesi senza taglieri e taglierini. Non esclusive, racconto che può esistere, architettu­ra moderna in cui una storia si aggiorna. Chi mira e chi è mirato, chi compra e chi sogna. Piazza delle differenze di classe, ma con commistion­i e ironie. Il segreto della Galleria, nobile nella città rossa, è tutto lì. Ci sono cresciuti in affitto Lucio Dalla e Lorenzo Sassoli, neurologo diventato imprendito­re, dalla Valsoia alle gallerie d’arte. Ha allevato, con la sua capacità di mescolanze, i grandi commercian­ti che hanno venduto vestiti e stili nel mondo. Poi il regno delle fantasie individual­i ha ceduto il posto all’omologazio­ne chic delle mono marche. Adesso comincia una nuova avventura.

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