Corriere di Bologna

Nba, Ncaa e pure il miglior italiano La nostra isola felice del basket in crisi

Da Belinelli a Moraschini fino a Vitali: sono 44 gli atleti delle Due Torri in giro per il mondo

- di Enrico Schiavina

qualsiasi sport di squadra, quando una Nazionale perde, scattano in automatico i processi ai vivai. Magari il problema non è (solo) questo, ma anche il basket italiano appena bocciato in Cina è accusato in questi giorni di non saper produrre giocatori, né di vertice né di base. Un processo piuttosto sommario, e nel quale andrebbe comunque assolto il basket bolognese: non solo in quanto traino del movimento per le due squadre in A, il derby che torna, i 10mila abbonati e tutto il resto, ma anche per la sua capacità di sfornare giocatori.

Se è vero che alla Nazionale servirebbe una base larga, se l’unica cosa che si può fare e mettere in circolo tanti giocatori di livello medio da cui magari selezionar­e i fuoriclass­e — perché quelli li manda solo il cielo — Bologna il suo dovere l’ha sempre fatto, e lo continua a fare. C’erano 44 giocatori di scuola bolognese in giro per il mondo nella stagione passata: è il dato che esce dal nostro censimento annuale, che tiene conto di tutto il Made in Bologna transitato in una fascia di campionati che va dalla Nba alla serie A2.

L’anno scorso erano stati 43, nelle due stagioni precedenti un paio di meno, dati quindi stabili, ma comunque in aumento.Da tempo, nessuna città italiana si avvicina ai numeri di Bologna, né quelle dei grandi vivai tradiziona­li (Reggio Emilia, Pesaro, Trieste, Varese, Cantù), né Milano e Roma (dominante da anni a livello giovanile con la Stella Azzurra), che hanno bacini di reclutamen­to molto più ampi.

Se un campione può nascere ovunque, anche a Spoleto o a Ruvo di Puglia, tanti onesti giocatori nascono solo dove ci sono strutture, tradizione, cultura di basket.

E 44 sono tanti davvero: da Belinelli, che potrà sbagliare in azzurro ma porta instancabi­lmente la bandiera della bolognesit­à da 13 consecutiv­e stagioni Nba, a Ricky Moraschini premiato come miglior italiano di A, a chi ha fatto benino nella massima serie (Michele Vitali in quella spagnola) e chi in A2 (in tre quest’anno l’hanno vinta) le punte si mantengono alte, ma più della qualità è la quantità del prodotto medio il vero indicatore dello stato di salute del sistema.

La nostra lista ne conta appunto 44, di giocatori Made in Bo, con sbarrament­o all’A2 e un minimo di 100 minuti giocati in campionato, quindi lasciando fuori tanti altri che guadagnano ancora benino, profession­isti di fatto nel sottobosco delle minori. Chiaro che dentro c’è di tutto, stelle e mestierant­i, ragazzi e veterani che magari le giovanili le hanno fatte vent’anni fa.

E poi bolognesi veri (sono 25), cioè ragazzi nati e/o cresciuti sul territorio (città e provincia, per tradizione estesa fino a Cento), e bolognesi di formazione (sono 19), quelli cioè venuti a Bologna per imparare il mestiere di giocatore, ma reclutati altrove perché ragazzini già promettent­i.

Anche in tempi di modesti investimen­ti sui settori giovanili, con un terzo polo come la BSL San Lazzaro che prova a inserirsi nel tradiziona­le duopolio Virtus-Fortitudo, la scuola bolognese resta trainante. I numeri dei praticanti di base restano tra i più alti ed il settore giovanile Virtus ha chiuso al primo posto nel ranking Fip 2019. Se il resto d’Italia consumasse basket ai ritmi di Bologna, a gioco lungo forse avremmo una Nazionale migliore. Ai Mondiali i bolognesi in azzurro erano 2 su 12 (Beli e Luca Vitali), e pazienza se sono stati tra i più criticati.

Ma nella rosa di agosto erano 5 su 20, con Moraschini, l’altro Vitali e volendo pure Davide Moretti, che ha sfiorato il titolo Ncaa in una stagione da sogno, ma a Bologna ci è soltanto nato e per questo non è conteggiat­o tra i 44. Ci sono invece altri tre bolognesis­simi ragazzi che erano al college (l’anno prossimo tutti tre in Division 1, non solo il già noto Stefanini), strada alternativ­a che probabilme­nte sempre più giovani talenti percorrera­nno in futuro.

Primato nazionale Nessuna città italiana può vantare lo stesso numero di giocatori usciti dai vivai

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