I primi 40 anni dell’Orsa, tra politica, jazz e tagliatelle
L’osteria di via Mentana celebra il compleanno con un libro e un evento
È il racconto della tagliatella conquistata dalla sinistra. Con fatica e sudore, ha fatto incontrare estremisti arrabbiatissimi e burocrati Pci. Ha cullato passioni politiche, il ragù e il jazz. Ha indicato la via a disperate Feste dell’Unità. Ora per i giovani, anzi per quasi tutti, è un must di Tripadvisor. «The most important local and homemade fresh pasta». L’Osteria del’Orsa si è globalizzata, ma custodisce annidata la storia di Bologna rossa. I locali di via Mentana hanno appena compiuto i 40 anni, il 10 luglio, fra gli anniversari dell’Indipendenza americana e della Bastiglia. Freedom ed Egalitè. Giovedì 12 settembre dalle sei di sera a mezzanotte festeggiano il compleanno: nella via chiusa gentilmente al traffico da quel Comune che i fondatori volevano scardinare. Ora c’è la benedizione dell’Unesco, per «Bologna City Of Music».
Si fa la fila ogni sera — «tavolo all’aperto? qui si da il primo che si libera» —, si attendono folle oceaniche. Fra molta street music, si presenta anche un libro, 40 Anni di Orsa, la storia di chi l’ha fatta e frequentata. Chissà in quanti ricorderanno che l’Orsa è un’immagine di Toni Negri, Dominio e sabotaggio, Feltrinelli, 1978. «Dopo il 1977 — racconta il filosofo — i fatti di Bologna, l’insurrezione e l’occupazione della città universitaria per l’uccisione di Pierfrancesco Lorusso da parte dei carabinieri». L’Orsa è la madre che difende e prepara l’attacco. L’immagine piacque a Maurizio Sicuro, uno dei capi di quel Movimento di rivolta.
«Erano passati due anni. Non avevamo nessuna collocazione. Giravamo la notte per locali a disegnare progetti: Picci di via Fondazza, la Ribalta di due anziani coniugi, la Buca delle Campane. Mirasole. Scoprimmo che in via Mentana vendevano una specie di paninoteca ‘”Dal Francese”, aperta da un ex fioraio con uno zio francese, nel dopoguerra c’era il Bar Italia. Costava poco. Pagamento a rate. Era l’occasione. Pensavamo fosse facile, invece abbiamo studiato, faticato, imparato. E per un pezzo compagni ci accusarono di essere diventati bottegai».
Sicuro ora è in un altro locale storico, «Vini d’Italia», con qualcun altro del Movimento, pure lui fra i 60 e i 70 anni. L’Orsa la mise su con la moglie Patrizia Gubellini, il fratello Iose, Franco Bettocchi, che lavorava alla Sip ed era pure lui contestatore globale. A fine anni ’80 hanno venduto a Franco Nanni, storico amministratore Pci con una passione per soffritti e mattarelli. Avevano senza volere fatto scuola alla Bologna a cui avevano rotto le vetrine.
Fra moralismo ed edonismo la sinistra storica inventò manifestazioni come Cubò, Made in Bo, il Parco Cavaioni. Lo scrittore Stefano Benni e il giornalista Carlo Marulli, che poi fece Cuore con Michele Serra, si inventarono l’Osteria del Legionario in Massarenti. L’osteria era di sinistra. E viceversa. La Belle Lu di via Belle Arti divenne la Cantina Bentivoglio, con il jazz chic. L’Orsa aveva lanciato la linea: Paolo Fresu e Furio Di Castri, Ares Tavolazzi e Franco D’Andrea, Lee Konitz, Marco Tamburini, Freak Antony… Negli scantinati nasceva l’Accademia dell’Orsa, Alma Mater alternativa mentre l’università si avviava al Nono centenario. Sandro Berti Ceroni portava con gran successo il jazz fra le filuzzi delle Feste dell’Unità. Nessuno se ne accorgeva ma un mondo cambiava, nella Bologna che Negri voleva abbattere. Il dubbio anche per lui è: la tagliatella ha fatto la rivoluzione? O la rivoluzione s’è mangiata la tagliatella?