Cari ragazzi, chiedete ai prof di aprire la finestra sul mondo
Carissime ragazze e ragazzi, ora che libri, astucci e buoni propositi sono pronti, ora che ormai avrete deciso il look per il primo giorno di scuola, ricordatevi di cominciare a preparare anche il «dentro», i vostri cuori.
Giovanni Cocchi, 64 anni, prof delle medie Guercino, a giugno è andato in pensione, dopo una vita nella scuola e per la scuola. In prima fila nelle proteste contro Moratti e Gelmini, fino allo sciopero della fame e alle interviste in tv per raccontare la sua idea di buona istruzione, Cocchi ha lasciato il segno nella scuola bolognese. I suoi alunni a giugno, per salutarlo, gli hanno dedicato una canzone, il cui video ha fatto il giro d’Italia.
Perché la scuola non è solo, compiti, conoscenze, «competenze», opportunità, noia, «passaporto per il futuro», ..., ma è soprattutto incontro, socialità, relazioni, cooperazione, umanità, crescita, preparazione alla vita... È di questo che vorrei parlarvi: sull’imparare ad «essere», ad essere «pienamente», a costruire il vostro senso ad essere nel mondo.
La Legge delle leggi, del nostro stare insieme, la nostra meravigliosa Costituzione afferma che il compito della scuola è rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della vostra personalità. È la scuola che può e deve aiutarvi a scoprire la vostra identità, a darvi le conoscenze e gli strumenti per porvi dei dubbi, per insegnarvi a ragionare, per oltrepassare i luoghi comuni, per diventare unici e liberi. Pretendetelo, è un vostro diritto.
Un giornalista americano (Sydney Harris) diceva che «lo scopo della scuola è quello di trasformare gli specchi in finestre», cioè di aiutare i ragazzi ad uscire dal loro individualismo per aprirsi al mondo. Chiedete ai vostri prof di stimolare, ampliare ed acuire il vostro sguardo verso gli innumerevoli orizzonti nascosti dietro la vostra quotidianità, di aiutarvi ad affrontare con mente lucida e aperta la complessità del mondo esterno, di non chiudere le persiane ma di costruire ed attraversare ponti. Chiedete ai vostri prof di essere un po’ come quello de «L’attimo fuggente» che saliva sulla cattedra per far capire ai suoi studenti che occorre sempre guardare le cose da angolazioni diverse per scoprirne diverse prospettive. Siate curiosi, ponete e ponetevi continue domande, non accontentatevi mai di una sola risposta, ricercate e costruite la vostra. Pensate con la vostra testa, fatevi la vostra opinione...e abbiate sempre il coraggio di schierarvi. Aiutate chi è in difficoltà, non siate così fragili da fare o tollerare i bulli, reagite oggi alle prepotenze e alle ingiustizie per non essere prepotenti o complici domani.
Una scuola per davvero «buona» non è solo un vostro diritto, ma anche un vostro dovere, perché, non scordatelo mai, è un «privilegio», a tanti ragazzi nel mondo è negata. Una vostra coraggiosa coetanea pakistana, Malala, diceva: «Non dobbiamo dimenticare che milioni di persone soffrono la povertà, l’ingiustizia e l’ignoranza. Non dobbiamo dimenticare che milioni di bambini non vanno a scuola. Lasciateci prendere in mano i nostri libri e penne. Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione. Education First!».
Sta a voi costruire, è questo l’augurio che vi faccio, un mondo meno ingiusto, migliore di quello che vi abbiamo lasciato noi adulti. Datevi da fare!
La scuola è la vostra finestra sulla vita vera, il vostro antidoto all’isolamento comodo e rassicurante dei social, il luogo fisico in cui il vostro corpo, il vostro sorriso, le vostre ansie, i vostri sentimenti, le vostre emozioni, le vostre sicurezze ed insicurezze si incontrano con quelle dei vostri compagni. Metteteci passione, impegno, amore, ma anche divertimento ed ironia; non drammatizzate mai, non lasciatevi abbattere da nessun insuccesso.
Trovate il tempo per fare un po’ di sport, sentire buona musica, leggere un bel libro. Insomma, vivete una vita piena e vera.
Buon rientro, buona vita.