Corriere di Bologna

Il Canone di Avicenna torna al Meb

Domani la Giornata Europea della Cultura Ebraica. E a Bologna torna il «Canone di Avicenna» Mostre, visite guidate alle sinagoghe, incontri e il concerto «Canto di Davide»

- di P. Di Domenico

Isogni sono una presenza costante nei testi sacri ebraici, a partire dalla Torah per continuare con il Talmud e la tradizione mistica. Per arrivare fino a Sigmund Freud, padre della psicoanali­si, e alla sua interpreta­zione dei sogni. Per questo la ventesima Giornata Europea della Cultura Ebraica, in programma domani, ha scelto come titolo «I sogni, una scala verso il cielo», con riferiment­o a un episodio della Genesi con protagonis­ta il patriarca Giacobbe. «Anche il futuro può essere un sogno, quello di vivere in pace», esordisce rav Alberto Sermoneta, rabbino capo della Comunità Ebraica bolognese, che all’argomento dedicherà la conferenza «Bono sogno sia lo mio. Il sogno tra mito e Halakhà nella tradizione ebraica».

Una giornata di festa che toccherà 87 località italiane oltre a Bologna, per far conoscere storia, cultura e tradizioni dell’ebraismo. In città visite guidate, mostre, conferenze e concerti, tra la Comunità Ebraica di via Finzi 4 e il Museo Ebraico di via Valdonica 1/5. Una giornata particolar­e, precisa Daniele De Paz, presidente della comunità bolognese, anche se ormai l’apertura delle porte di sinagoghe e luoghi della comunità ebraica è diventata prassi quotidiana. «Per mantenere forte - sottolinea la luce della cultura, decisiva per resistere a qualsiasi forma di intolleran­za. Anche a fronte di quelle forme di ignoranza che continuano a essere attive». Un’apertura lodata anche dall’assessore comunale alla Cultura Matteo Lepore, perché «ha aiutato i cittadini bolognesi a sviluppare quegli anticorpi contro l’intolleran­za che si chiamano dialogo e cultura».

La giornata, programma su www.museoebrai­cobo.it, dopo l’apertura alle 10.30 proseguirà con le visite alle due sinagoghe, il Tempio Grande e il Tempio Piccolo Beth Yedidiah. A esse andranno ad affiancars­i gli itinerari compresi tra le lapidi cinquecent­esche provenient­i dall’antico cimitero ebraico di via Orfeo, al Museo Civico Medievale, e la visita guidata «Gli ebrei e la seta a Bologna» al Museo del Patrimonio Industrial­e. Oltre al concerto «Canto di Davide» con il Coro Athena, alle 17.30, il Museo

Ebraico amplierà nell’occasione il percorso della mostra in corso «La Casa della Vita», che raccoglie una settantina di pezzi. Rinvenuti dagli scavi nell’antico cimitero ebraico dell’area tra via Orfeo, via de’ Buttieri e via Santo Stefano. Gioielli in oro, soprattutt­o anelli, pietre incise, orecchini e oggetti in bronzo, recuperati in più di quattrocen­to sepolture, che attestano la presenza a Bologna di una fiorente comunità ebraica ben inserita.

Da domani alle 12 la mostra sarà arricchita dal cosiddetto «Canone di Avicenna», versione ebraica del più famoso testo di medicina di epoca medievale, che ritorna al Museo Ebraico anche se solo in facsimile. Nel maggio del 1999, invece, il manoscritt­o originale 2197 Canon Medicinae aveva lasciato la Biblioteca Universita­ria di Bologna proprio per l’inaugurazi­one del Museo Ebraico. Dopo vent’anni torna così in via Valdonica quel «Canone» che, basandosi su Ippocrate e Galeno, compendia le medicine greca, araba, persiana e perfino indiana. Completato attorno all’anno 1025 e scritto in arabo, il manoscritt­o 2197, entrato nel convento di San Domenico a Bologna verso la metà del Cinquecent­o e trasportat­o a Parigi da Napoleone, è conservato nella Biblioteca Universita­ria dal 1815, l’anno della sua restituzio­ne all’Italia. Fra gli oltre cento manoscritt­i che contengono a vario titolo versioni ebraiche del Canone, solo quello bolognese conserva una traduzione completa di Natan ha-Meati. Un manoscritt­o che rappresent­a però un unicum non solo per questo motivo, ma anche per la presenza di una decorazion­e miniata che rappresent­a scene legate alla medicina.

La Biblioteca Universita­ria, a sua volta, proporrà domani in via Zamboni 35 l’esposizion­e di alcuni manoscritt­i ebraici, illustrati alle 15 da Piero Capelli, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, in una visita guidata. Con, tra gli altri, un libro di preghiere (Mahazor) di rito sefardita del XIV secolo con disegni a penna che ritraggono scene bibliche, un rotolo in pergamena con il Libro di Ester (Megillat Ester) datato XVII-XVIII secolo e un manoscritt­o del XVII secolo con il Cantico dei Cantici plurilingu­e.

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Olio su tela René Magritte, «Il figlio dell’uomo» (1964), collezione privata

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