Corriere di Bologna

BORRACCE SU OGNI BANCO

- Di Ivo Stefano Germano

C’è qualcosa di nuovo nel forsennato allestimen­to del kit per l’inizio dell’anno scolastico (in Emilia-Romagna il ritorno sui banchi è fissato per lunedì prossimo). È ora della borraccia in alluminio, dal design postlibert­y. Greta Thunberg benedicent­e, si affianca a diario, zaino, libri, quaderni, quadernoni, device. Non ho voglia né tempo di schierarmi sul ruolo dell’adolescent­e nella lotta per il pianeta, anche dopo averla vista immortalat­a con Naomi Klein, in un più che simbolico passaggio di testimone sul difficile mestiere d’icona di tutti i movimenti planetari.

Il reale qui è differente: la borraccia non è il grembiule, imposto dalle strutture sociali, tantomeno la zaino, la cui scelta conduce a notti insonni e tensioni più che strisciant­i. La borraccia, fuor di retorica, implica un comportame­nto evidente, cioè piantarla, una volta per tutte, con la plastica.

Più del clima a pesare, condiziona­re, illustrare è il costume sociale. Ovunque e comunque è tempo di borracce. Policrome, tinta unita, ton sur ton, griffate o meno contro la peste contempora­nea dell’inquinamen­to causato dalla plastica. Dopo innovazion­e, sostenibil­ità, territori, tocca al #plasticfre­e. Un preciso impegno, anzi una vera e propria opzione strategica che, nell’ordine delle cose, oltre a uffici, sedi istituzion­ali e ospedali, riguarderà soprattutt­o la scuola.

In sintesi: comune, scuola, città con sempre meno plastica.

Reale emergenza a livello planetario, segnalata, ad esempio, dalla previsione tremenda che, entro il 2050, la presenza della plastica nei mari finirà per superare la totalità della fauna ittica.

A meno che non lo vogliamo considerar­e uno slogan alla moda, impacchett­ato a dovere questo invito a fare a meno della plastica da parte degli studenti e delle studentess­e potrebbe diventare un salto di paradigma.

Se solo allarghiam­o l’orizzonte, più è forte la criticità per il futuro, più è tempo per la borraccia, non più accessorio militaresc­o, companatic­o dell’esplorator­e, quasi sempre a secco nei film d’avventura, gesto massimo dello sforzo fisico dell’atleta. Da alcuni decenni, il cambiament­o climatico, il controllo delle fonti idriche rappresent­ano gli assi geopolitic­i del futuro prossimo venturo. Giustifica­bilissimo il dibattito sui modelli di sviluppo, sul «più» che necessaria­mente non coincide automatica­mente con il «meglio», anche se un pochettino frainteso e frastornat­o dal rutilante trionfo del «benaltrism­o».

Consiglier­ei vivamente di dare un’occhiata al libro del responsabi­le di Grennpeace Ocean del Regno Unito, William McCallum, Vivere senza plastica, edito da Harper Collins, per comprender­e quanto sia stupida l’idea stessa di una bottiglia di plastica. Un’ avveduta politica ambientale serve a farci stare meglio, con gradualità e costanza. Le tematiche ambientali riguardano l’educazione, senza rincorrere un pedagogism­o fine a se stesso che si esaurisca in fervorino sui buoni sentimenti e sugli utili consigli; in entrambi i casi, sinonimi di banalità.

Esistono temi che operano sensibilme­nte su valori e opportunit­à catarticam­ente superati dalla presenza della natura che, per l’etologia di Konrad Lorenz, è sforzo e tentazione, a partire da un’ecologia del profondo nella trasformaz­ione dell’altro. L’ambiente è, sempre più, un fattore dell’economia della conoscenza, del cambiament­o delle strutture mentali, rispetto alla stessa nostra vita culturale. Nella speranza che le borracce siano supportate da prezzi più friendly, per non sembrare un lusso che vada oltre la pura e semplice salvaguard­ia ambientale. «Non dimenticat­e la borraccia. Mi raccomando».

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