Pilota morì su una Gallargo Lamborghini deve risarcire
Il Tribunale civile di Bologna ha condannato la Lamborghini a risarcire il padre di un pilota morto nel 2013 in pista. Il Toro: «Nessuna responsabilità».
Lamborghini è stata condannata dal Tribunale civile di Bologna a risarcire con 450 mila euro (più interessi legali) Antonio Mamè, padre di Andrea, il pilota milanese che perse la vita nel Lamborghini Blancpain Super Trofeo.
Era il 30 giugno 2013, circuito francese Paul Ricard a Le Castellet e la Gallardo Lp570 finì contro un muro a soli 200 metri dallo start. «È stata una lunga battaglia, sei anni: Davide contro Golia». Chi parla è Marco Baroncini, avvocato della famiglia del pilota. «Andrea aveva 41 anni e il padre, che ora ha ormai 90 anni aspettava solo questo. Restituiamo onore alla memoria del pilota». In quella gara si legge nelle 66 pagine della sentenza, «ci fu violazione delle norme di prudenza».
«La nostra vittoria» — spiega ancora Baroncini — è che Lamborghini sia stata riconosciuta organizzatore diretto della competizione, circostanza che Lamborghini aveva fin da subito negato, opponendo una responsabilità, a suo dire indiretta». La casa automobilistica è stata esclusa dal processo penale. L’avvocato, insieme alla collega Silvia Gavioli, ha dunque mandato avanti la causa civile. Una prima vittoria, dunque, più sul piano morale. Perché, ricorda l’avvocato, papà Antonio fu costretto «a sborsare 150 mila euro per ripagare la carcassa» della vettura . «E lo steso Andrea pagò 35 mila euro per iscriversi». Secondo il Tribunale, «Lamborghini non ha posto in essere alcuna cautela diretta ad eliminare la quota di rischio», e deve rispondere del comportamento del direttore di gara «che ha commesso un grave errore nell’impartire la partenza», in sostanza, troppo accelerata, «non usando diligenza, prudenza e perizia» Accuse che l’azienda di Sant’Agata Bolognese rigetta. «Il circuito di Castellet — commenta il difensore Gabriele Bordoni — è da sempre omologato Fia. Difficile immaginarne la pericolosità». «Da un lato — continua — è stata considerata Lamborghini preposta al direttore di gara, cosa esclusa dal giudice penale, e poi è stata valutata una responsabilità del direttore di gara, quando invece è stato assolto in due gradi sempre in sede penale».