Lo strano caso del concorso finanziato dalle suore senesi Unibo ridà i soldi e lo annulla
Il contestato bando per un posto da professore ordinario di Storia contemporanea, finanziato dalle suore di Siena, alla fine è stato annullato. E i soldi restituiti dall’Ateneo, attraverso un decreto approvato in luglio dal Consiglio d’amministrazione.
Finisce così lo strano caso che aveva animato le cronache, e le chiacchiere accademiche, dalla scorsa primavera.La compagnia di suore Figlie di Sant’Angela Merici, con sede a Siena, aveva deciso di finanziare una cattedra di Storia contemporanea all’Alma Mater. Con l’obiettivo di individuare un professore che dedicasse i suoi studi alle istituzioni ecclesiastiche. Per questo metteva sul piatto 2 milioni di euro, che garantiscono 15 anni di stipendio di un ordinario come prevede la legge Gelmini perché un Ateneo accetti un’erogazione da un privato. La proposta era arrivata da Paolo Gheda, ricercatore in storia contemporanea all’università della Valle d’Aosta, con abilitazioni da associato e ordinario, presidente della Fondazione Bianca Piccolomini Clementini che gestisce il patrimonio della compagnia delle suore. Pare che lo stesso Gheda fosse tra i papabili candidati al posto, anche se il bando escludeva «coloro che rivestano cariche all’interno del soggetto finanziatore Compagnia Figlie di Sant’Angela Merici». In Fondazione la vicenda aveva fatto scatenare il putiferio, ma la procedura intanto stava andando avanti. Per il dipartimento delle Arti, che aveva bandito il posto, non c’era nulla di strano, «abbiamo accettato la donazione perché ci permette di sviluppare il settore della storia contemporanea», disse il direttore Giacomo Manzoli.
A Siena però questa vicenda stava proprio sullo stomaco a molti. Perché un ordine religioso toscano deve finanziare, così profumatamente, un posto in un altro Ateneo? Chiacchiere, polemiche e faide alla fine hanno portato alle dimissioni la commissione d’esame, formata solo da membri esterni come aveva pretesto Unibo. La Procura di Siena aveva aperto un’inchiesta, senza indagati, per fare accertamenti. E anche la Diocesi aveva chiesto verifiche. E così è stato scoperto che quel finanziamento, fatto così, era illegittimo, perché non aveva un’autorizzazione che necessariamente deve dare il Vaticano per importo così consistenti.
Le carte sono arrivate sul tavolo del rettore Francesco Ubertini che, alla luce del vizio formale nell’atto di donazione, ha portato a fine luglio in Consiglio d’amministrazione il decreto con cui quei soldi venivano restituiti alla compagnia di suore senesi. Il dipartimento delle Arti si è trovato quindi nella condizione di aver un concorso ancora aperto, seppur non espletato, senza più il finanziamento. Due giorni fa il Consiglio di dipartimento ha quindi deciso di annullare la procedura. Archiviando così la storia.