Festival Filosofia: la politica, i social e il «noi»
Ieri il via alla rassegna di Modena, Carpi e Sassuolo. Oggi e domani lezioni di Cacciari, Massini, Augé
Già dalle prime ore del mattino ieri Modena, Carpi e Sassuolo si popolavano di spettatori del Festival della Filosofia, preoccupati di districarsi nell’intensissimo programma di lezioni magistrali, laboratori, incontri, mostre, spettacoli. Il tema, è noto, è «Persona», l’individuo come portatore di istanze e diritti, come parte di un corpo sociale in continua rimodulazione. Ma molte lezioni cercano risposte a questi temi attuali ricorrendo agli antichi, come ha fatto Giuseppe Cambiano discutendo della Politica di Aristotele. Nella prima giornata, il politologo bolognese Carlo Galli si è interrogato sulla persona in rapporto con il potere, con una riflessione sui social media: «Oggi la dimensione del “noi” è, al contempo, facile e difficile, perché il “noi” di Facebook
non è un noi politico».
Sabato, seconda giornata, fittissima, con – tra gli altri – Michael Quante, Ivano Dionigi, Stefano Massini, Michela Marzano a Modena, Chiara Saraceno, Paolo Flores D’Arcais, Massimo Cacciari, a Carpi, Roberta De Monticelli e Olivier Roy a Sassuolo. Con qualche defezione, come quella di Bodei, Severino, Jean-Luc Nancy. A Modena oggi inizia alle 10 Michael Quante, sull’autonomia personale. Alle 11, in piazza Grande, il latinista Ivano Dionigi discuterà del tema: «Senza barbari, cosa sarà di noi?». «Mi riferirò – anticipa l’ex rettore dell’Alma Mater – alla Pentecoste, al miracolo di capirsi parlando ognuno la propria lingua. Ripercorrerò la grande lezione della Roma antica. Atene e Sparta dominarono per pochi decenni, chiuse in mura che le separavano dai “barbari”. Roma invece mantenne a lungo l’impero perché aveva imparato la lezione di Romolo che aveva trasformato i nemici, gli hostes, in cives, e aveva costruito mura più grandi di quanto fosse necessario per trasformare la città in asylum, che accogliesse tutti quelli che vi accorrevano. Arriverò alla Costituzione Antonina di Caracalla, basata sull’inclusione, sull’et et, non sull’aut aut. Citerò Seneca e il suo universalismo, che diceva di dare la mano al naufrago e accoglierlo. Certo,era implicito un disegno politico: Roma ci insegna che se i “barbari” non li vogliamo per spirito di carità e fratellanza, secondo i dettami di cristianesimo e illuminismo, ci conviene accoglierli per calcolo politico».
Alle 16.30 parlerà lo scrittore e drammaturgo Stefano Massini. «Tratterò della sopravvivenza, qualcosa che per noi occidentali di questa generazione non è urgente come lo era per i nostri padri nel dopoguerra o durante la
” Dionigi L‘antica Roma ci insegna che se non accogliamo gli altri per spirito di carità, conviene farlo per calcolo politico
guerra fredda. Per questo forse quando leggiamo di qualcuno che scappa dall’Africa, ne sottovalutiamo la sofferenza. Dobbiamo imparare a riconoscerla, a capire che anche le nostre vite sono una lotta continua». Massimo Cacciari a Carpi alle 16.30 si chiederà: «Quis es, homo?»: «Sarà un discorso sull’idea di umanesimo a partire dal pensiero di Tullio Gregory, uno dei fondatori del Festival - dice - Nelle sue ricerche individuerò momenti critici tra Medioevo e Umanesimo. Il rapporto tra antico e moderno presuppone una memoria attiva, ricreatrice. Un’antropologia non antropocentrica, basata sull’inquietudine che domina il nostro essere e lo mette in uno stato di ricerca continua». Stasera conversazioni e reading, tra gli altri Lino Guanciale e Roberto Escobar dialogheranno su Masse e potere di Elias Canetti.