Design, umanesimo e macchine: «Olivetti, storia di innovazione»
Olivetti sceglie Modena per raccontarsi, oggi dalle 9 alle 21 al Festivalfilosofia nelle aree espositive di Ago Modena Fabbriche Culturali, nell’ex ospedale Sant’Agostino. E tra due weekend, dal 27 al 29 settembre, a Modena Smart Life. L’esposizione «Una storia di innovazione. I benefici della tecnologia sulle persone», con ingresso libero, si articola in un percorso con un centinaio fra pannelli, citazioni, manifesti storici, locandine pubblicitarie di Giovanni Pintori e fotografie, unitamente a prodotti divenuti leggendari come Valentine o Programma 101 del 1962, ideato dall’ingegnere
Pier Giorgio Perotto e considerato il primo personal computer della storia. Valentine è invece un oggetto creato nel 1969 da Ettore Sottsass, la più nota macchina da scrivere portatile, esposta al MoMa di New York. Per proseguire fino al digitale contemporaneo con Form100 e Form200plus, frutto dell’Olivetti Design Contest, e il nuovissimo Pos 50. Alcuni filmati storici, insieme ad altri sul posizionamento attuale del marchio, oggi nel gruppo Tim, nei settori IoT, Big Data e tecnologie innovative, fanno da cornice al percorso.
Dare un’anima ai prodotti è stato da sempre l’elemento caratterizzante di Olivetti, che ha pensato la fabbrica e l’intera catena di produzione, dai negozi ai materiali usati per gli oggetti, forme comprese, per delineare un nuovo rapporto tra uomo e macchina, tra quotidianità e mondo delle tecnologie.
L’architettura, il design, la grafica e la pubblicità hanno contribuito a formare un modello di impresa unico nella storia dell’industria del dopoguerra. Era il 1908 quando l’ingegner Camillo Olivetti ha creato una piccola ditta a Ivrea che si occupava della costruzione di strumenti elettrici di misurazione,progettati e brevettati da lui stesso. Camillo progettò anche la famosa fabbrica in mattoni rossi e scelse personalmente gli operai. A lui successe il figlio Adriano, che trasformò l’azienda di famiglia in un’industria in grado di competere con i colossi del mercato mondiale. Un esempio unico che richiamò a Ivrea pittori, designer e grafici d’avanguardia che intervennero nella progettazione di nuovi modelli, come il pittore Schawinski, i designer Persico e Nizzoli, gli architetti Figini e Pollini, i grafici Munari e Veronesi. In sintonia con un’inedita filosofia che faceva leva sulla partecipazione dei lavoratori alla vita e al futuro dell’azienda e che rendeva la fabbrica il centro di una cultura rivoluzionaria, che fondeva aspetti scientifici e umanistici. (p. d. d.)