Corriere di Bologna

Vasco torna in sala di registrazi­one «In autunno la mia nuova canzone»

Il brano in uscita il 25 ottobre. Arrangiame­nti del bolognese Celso Valli

- Andrea Tinti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Oggi ho cantato la mia ultima canzone. Ultima in ordine di tempo. La sentirete dal 25 ottobre, arrangiata da Celso Valli: un vero gioiello per i Vascologi Vascomani Vascolariz­zati!», è bastato questo tweet di Vasco Rossi per scatenare i fan del Komandante, che ha così ufficializ­zato sui social l’uscita del singolo che con molta probabilit­à finirà dentro il nuovo album, un disco dal vivo registrato durante i sei sold out allo stadio di San Siro di Milano, un traguardo mai raggiunto prima da nessun artista.

Vasco aveva già allertato i fan in luglio con una anticipazi­one del libro Non stop. Le mie emozioni da Modena park a qui: «La mia ultima canzone è il riassunto della mia vita, una sintesi. Anche una confession­e. E un decalogo. Quello che mi ha sempre guidato fin qui. Insomma, una canzone definitiva. Il mio popolo la apprezzerà molto. E dopo chi vivrà vedrà». Così oggi, sapere che dietro a questo brano c’è anche Celso Valli, mette ancora più sale sull’attesa.

Valli, bolognese è uno dei produttori di maggior spicco nel panorama italiano, lavorando con tutti i big della canzone, da Claudio Baglioni a Eros Ramazzotti, passando per Patty Pravo, Gianni Morandi, Tiziano Ferro, Laura Pausini, Andrea Boccelli, Elisa ed ovviamente Vasco Rossi.

Per i fan l’attesa del singolo potrebbe essere mitigata con l’uscita il 20 settembre, per il 40esimo anniversar­io, del secondo album di Vasco, «Non siamo mica gli americani», in una versione rimasteriz­zata. Tra le edizioni proposte c’è anche quella di un box che comprende il 45 giri di Albachiara, il cd, la musicasset­ta, un libro di 112 pagine con contenuti esclusivi ed una bandiera personaliz­zata. Un anno fa, era stato il turno del primo album del Komandante, «…ma cosa vuoi che sia una canzone…», ripubblica­to per l’occasione con la copertina raffiguran­te la famosa matita dell’originale del 1978.

In «Non siamo mica gli americani» Vasco gettava le basi future della sua carriera, con brani epocali come Albachiara, che ha sostituito il titolo dell’album in alcune ristampe successive, o Fegato, fegato spappolato che sulle note di un sax si dimenava tra la giornata di festa in paese, le serate sempre tutte uguali ed un finale che citava «God save the queen» dei Sex Pistols, compresa all’epoca da pochi, mentre il «Vasco pensiero» si poteva già intraveder­e in (Per quello che ho da fare) faccio il militare, brano d’avanguardi­a pop tra «turni alla polveriera» e «i russi che possono arrivare». Vasco non demorde e anche per questo il suo popolo lo ama.

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Il post Il cantante ha annunciato la novità ai «Vascomani Vascolariz­zati» sui social network

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