Poche adesioni per ora, ma molti non si espongono La scissione di Matteo rimescola gli equilibri E Casini: «Lo stimo»
Nessuna valanga, almeno per ora. La diaspora renziana, se vera diaspora sarà, anche in Emilia-Romagna è cominciata con il freno tirato. In pochi, ieri, hanno annunciato di voler seguire Renzi nel suo nuovo soggetto politico, Italia Viva. Solo due parlamentari emiliano-romagnoli, il ferrarese Luigi Marattin e il forlivese Marco Di Maio, hanno rotto gli indugi. «I deputati saranno almeno 25, i senatori almeno 15. Adesso organizziamoci nel Paese», ha annunciato Marattin, capogruppo in pectore del nuovo soggetto renziano alla Camera. Con loro anche l’assessore di Ravenna Roberto Fagnani che dovrebbe portare con sé qualche consigliere ravennate. E gli altri renziani? Aspettano, con prudenza più o meno tattica.
Tra i parlamentari renziani qualcuno ha voluto mettere in chiaro che non seguirà Matteo, come il senatore imolese Daniele Manca: «Il Pd è casa nostra, la sento, la vivo da sempre». Rimarrà nel Pd anche il deputato bolognese Francesco Critelli, mentre il reggiano Andrea Rossi resta in bilico. A Bologna chi ha sostenuto la mozione GiachettiAscani, come Davide Di Noi e Stefano Mazzetti, dovrebbe presto ufficializzare il passaggio con Renzi. Più complicata la situazione della sindaca di San Lazzaro Isabella Conti, vicinissima all’ex segretario dem ma sostenuta da un’ampia maggioranza che non è solo renziana: «Ogni scelta adesso è prematura». Di certo, nel tandem uomo-donna immaginato da Renzi per ogni provincia, sarebbe un’ottima coordinatrice bolognese di Italia Viva. Magari insieme a Benedetto Zacchiroli, ex capo della segreteria tecnica di Renzi a Palazzo Chigi: «Io sarò alla prossima Leopolda come da dieci anni a questa parte», fa sapere.
Tra i corridoi della Regione prevale la prudenza, se non la disillusione. «Perplesso dalle tempistiche e dalle modalità di questa scissione» è il consigliere regionale Giuseppe Paruolo che discuterà con gli esponenti dell’area Per Davvero il da farsi: difficile, se non impossibile, immaginarlo fuori dal Pd. Anche Manuela Rontini, nonostante l’amicizia con Renzi, conferma in serata con un lungo post che la sua casa resta il Pd. Nemmeno la reggiana Ottavia Soncini, che qualche anno fa aprì la Leopolda a Firenze, sembra intenzionata a lasciare i Dem per entrare in Italia Viva.
Di certo sulle scelte di molti pesa la composizione delle liste per le Regionali, visto che seguire oggi Renzi potrebbe significare perdere la possibilità di essere eletti (o rieletti). «Matteo ha detto che il nuovo partito non si presenterà alle elezioni prima di un anno, vediamo come va», confida qualche renziano. Che spera in una ricomposizione con un altro scissionista come Carlo Calenda. Il sogno di un nuovo soggetto di centro che ritorna? Magari coinvolgendo un centrista doc come Pier Ferdinando Casini. «Non mi interessano le dinamiche del Pd — ha scritto ieri il senatore bolognese — è vero invece che ho sempre stimato e stimo Renzi, uno dei pochi leader presenti oggi nella politica italiana».
Avrebbe un identikit perfetto per essere coordinatrice di «Italia Viva»