Le coop sociali chiedono un nuovo «Patto»: «E basta diffamarci»
L’assemblea del settore di Legacoop: fatturato in crescita a 2,2 miliardi
La Regione, secondo il presidente di Legacoop Monti «ha governato bene», ma ora, rilancia il presidente delle coop sociali Alberani «serve un Patto per il sociale», sul modello del Patto sul lavoro «per rilanciare il welfare».
«Insieme ribaltiamo la narrazione — va avanti — Non siamo quelli del business dei migranti».
La cooperazione sociale sfida «la campagna diffamatoria» portata avanti in questi ultimi mesi, e lo fa anche con i numeri. «Il settore, nel periodo della crisi, ha tenuto in termini di fatturato e occupati», va deciso Alberto Alberani, presidente delle coop sociali di Legacoop. L’occasione è l’assemblea generale del comparto, e Alberani avanza proposte concrete: «Chiediamo salari più alti per i lavoratori, chiediamo alla Regione un Patto del sociale», sul modello del Patto per il lavoro che coinvolga diversi soggetti pubblici e privati. Un Patto per riportare al centro un impegno che copre una buona parte dell’economia e dello stile di vita in regione. In particolare il lavoro a sostegno del welfare e che «contribuisce all’aumento della longevità». «I servizi accreditati rivolti a persone anziane e a persone con disabilità vanno rafforzati anche aumentando il fondo per la non autosufficienza — precisa — e superando le gare d’appalto nei servizi alla persona, andando verso sistemi di accreditamento. Infine possiamo suggerire percorsi che consentano a chi percepisce il reddito di cittadinanza di costruirsi una professionalità e un futuro nella cooperazione sociale»
I dati danno l’idea dell’impatto: in Emilia-Romagna si contano i 915 cooperative sociali, con 44.000 addetti e 2,2 miliardi di fatturato. I soci sono 54.000, 1.400 dei quali svantaggiati. Dei 30 mila occupati, ancora, il 74% sono donne e l’83% ha un contratto a tempo indeterminato. Il 18% sono stranieri.
I dati di Unioncamere evidenziano anche le caratteristiche dei circa 700.000 utenti annuali: 51.000 minori, 29.000 anziani, 7.000 disabili, 1.200 con problematiche di salute mentale, 15.000 persone in situazioni di fragilità, mentre per 590.000 persone si tratta di accessi multiutenza. Eppure, secondo Alberani, resta ancora da estirpare una «narrazione» legata al presunto «business dei migranti», una narrazione che va ribaltata: «Bisogna invadere i social, e comunicare con ogni mezzo le pratiche quotidiane». Perché, insiste, bisogna raccontare «le cose buone che facciamo: abbiamo 50.000 operatori sul campo ogni giorno che fanno del bene con professionalità».
«La cooperazione sociale è un presidio imprescindibile per questo territorio», aggiunge il presidente di Legacoop Giovanni Monti, che guarda anche alle prossime elezioni regionali: «Noi ci confrontiamo con tutti — assicura — ma la Regione attuale ha svolto un ruolo estremamente positivo , ha un’impostazione efficace che ci permette di lavorare, è riuscita a fare squadra e grazie all’investimento di 19 milioni ci ha anche permesso di aumentare gli stipendi dei nostri lavoratori».
” Alberani Bisogna sostenere il welfare Noi possiamo suggerire percorsi di avviamento al lavoro a chi percepisce il reddito di cittadinanza