Italia Viva fa il sold out: sostegno al Pd
«Liste civiche per Bonaccini». Fuori i truffati di Carife
Dentro una sala piena, fuori la protesta di un agguerrito drappello di truffati Carife: la prima di Italia Viva, nuova creatura renziana, è andata in scena a Ferrara. Maria Elena Boschi ha assicurato il sostegno a Bonaccini alle Regionali e ha rintuzzato le critiche di Romano Prodi.
«Sosterremo il presidente Stefano Bonaccini perché ha governato bene. Daremo una mano a lui, alla sua squadra, a chi si candiderà con lui». Nel giorno in cui Viale Aldo Moro ufficializza per il 26 gennaio la data del voto, la neo capogruppo alla Camera di Italia Viva, Maria Elena Boschi, ribadisce da Ferrara che non ci saranno sorprese per il governatore pd uscente dopo la scissione renziana. Ma ai Dem emilianoromagnoli che iniziano a ipotizzare una penale economica per arginare diaspore post voto, la deputata renziana manda un messaggio chiaro: «Queste sono dinamiche viste all’interno del Movimento 5 Stelle che noi abbiamo sempre criticato, perché non consentono la libertà di poter fare le proprie scelte”.
Nessuno aveva previsto che l’incontro del comitato ferrarese di azione civile, sotto le volte in legno del duecentesco Palazzo della Racchetta, si sarebbe trasformato nel primo evento pubblico con i colonnelli di Italia Viva dopo la scissione. «Il debutto vero sarà alla Leopolda, dal 18 al 20 ottobre», ci tengono a sottolineare Ettore Rosato, Maria Elena Boschi e Luigi Marattin. Ma le oltre 150 persone strette in sala dicono che l’attenzione è già alta. Anche da parte degli azzerati Carife, però, i risparmiatori che videro evaporare i propri risparmi nel 2015 con il decreto Salvabanche del governo Renzi. Una trentina di persone, tenute a distanza, che agitano cartelli e scandiscono slogan contro i renziani: «32mila famiglie azzerate. Rosato, Boschi, Marattin venite qui che vi facciamo la festa». Una protesta che, secondo l’ex ministro Boschi, dovrebbe però puntare altrove: «Negli ultimi 14 mesi c’è stato un governo che non ha dato le risposte che aveva annunciato in campagna elettorale. Noi abbiamo detto e fatto quello che potevamo».
Ma più che guardare indietro, nonostante tutti si tolgano sassolini dalle scarpe parlando del Pd («la situazione era insostenibile già ai tempi del referendum», ricorda Rosato), i renziani vogliono guardare avanti. E all’orizzonte, in Emilia-Romagna, ci sono le elezioni. Il sostegno a Bonaccini non mancherà, garantiscono. E l’eventuale asse con i 5 Stelle «non sarà un problema — dice Marattin — anche se in questa regione sono ridotti ai minimi termini». Di certo le soluzioni, per essere presenti alle urne senza il proprio simbolo non mancano. «Possono esserci liste civiche a sostegno del presidente, molte persone che stimo sono rimaste nel Pd e si candideranno, immagino nelle liste del Pd e le potremo sostenere», sottolinea Boschi, convinta che i Dem non oseranno sperimentare davvero un vincolo di mandato dal sapore grillino per gli eletti.
Nessun rancore, ribadiscono tutti, verso il partito che li ospitava fino a una settimana fa. «Io al Pd faccio i miei auguri di cuore. E non sono sarcastico», ci tiene a sottolineare Rosato. Ma un po’ di insofferenza, soprattutto per gli ultimi attacchi, c’è eccome. «Prodi dice che siamo uno yogurt in scadenza? Beh, l’impegno in politica sarebbe saggio che fosse in scadenza per tutti... — sorride Boschi — e poi dentro lo yogurt ci sono tanti fermenti». Marattin, ferrarese d’adozione, si abbandona all’amarcord. Ma solo per punzecchiare i vecchi compagni: «Qui mi sono iscritto alla Sinistra giovanile negli anni Novanta e già allora mi ricordo di una parola, usata troppe volte come mantra per sopire ogni discussione: unità». Meglio essere liberi, allora. «Non potevamo rassegnarci a essere una corrente — ragiona Boschi — perché non l’abbiamo mai voluto esserlo, magari è anche una scelta incosciente, ma io credo sia entusiasmante. E anche bello». Un salto nel vuoto, forse. Ma con qualche punto chiaro. «Io non voglio morire grillina, ho votato la fiducia e vi assicuro che mi è costato caro. Sono convinta sia stata la scelta giusta — conclude la deputata — ma non credo all’orizzonte di una convergenza strutturale con il M5S che propone oggi una parte del Pd».