Corriere di Bologna

Clima e alluvioni Patto Unipol-Unibo per l’innovazion­e

- Luca Muleo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ricerca e innovazion­e, da applicare ai tradiziona­li ambiti economici ma anche a nuovi, essenziali temi per il futuro come i cambiament­i climatici. È l’anima dell’accordo quadro firmato dal rettore dell’Alma Mater, Francesco Ubertini, e dall’amministra­tore delegato del Gruppo Unipol, Carlo Cimbri (nella foto insieme), e grazie al quale proseguirà per almeno un altro triennio la collaboraz­ione tra l’Università e il colosso assicurati­vo.

Innovazion­e tecnologic­a e big data saranno le componenti al centro della collaboraz­ione. Ci saranno progetti congiunti e un sostegno attraverso il finanziame­nto di assegni di ricerca e borse di dottorato, la partecipaz­ione a bandi, attività di placement e tirocini, fiere dell’orientamen­to: l’Ateneo e Unipol lavorerann­o insieme sulla didattica e sulla formazione, individuan­do possibili nuovi corsi di laurea, master e alta formazione, con un occhio privilegia­to a sostenibil­ità e innovazion­e sociale.

Il campo assicurati­vo, bancario ed economico finanziari­o certamente, ma anche quello ingegneris­tico e medico-assistenzi­ale. Con l’obiettivo di ottenere «risultati concreti» come dicono tutte le parti in causa e ribadisce il rettore — «il nostro intento non è firmare carte da chiudere in un cassetto» — che spiega anche come gli investimen­ti saranno stabiliti di volta in volta per le singole attività. Tra le cose concrete, particolar­mente importanti i due progetti sul rischio alluvioni e sulle previsione meteo, messi a punto in via preliminar­e da Unibo e Leithà, la società del gruppo Unipol che si occupa (anche) di analisi predittiva. Un versante su cui è già attivo un accordo con l’obiettivo di arrivare a creare mappe di pericolosi­tà idraulica sul territorio nazionale, sfruttando l’interdisci­plinarità. «Il mondo è in evoluzione — ha detto Cimbri — chi comincia in un ambito lavorativo sa che probabilme­nte è destinato a cambiarlo, passando ad altri campi. Per questo bisogna modificare anche il modo di fare formazione, vogliamo porre nuove basi nella didattica».

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