Corriere di Bologna

Agorà, una piazza per la cultura Teatro, danza e laboratori artistici

La quarta stagione itinerante dell’Unione Reno Galliera. Da sabato ad aprile

- Pa. Ga. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Una stagione è come un romanzo». Le parole di Elena Di Gioia, direttrice artistica di Agorà, rendono bene l’idea di questa quarta stagione simile a «uno straordina­rio volo nel paesaggio della scena artistica contempora­nea». La rassegna teatrale itinerante dell’Unione Reno Galliera realizzata con il contributo della Regione Emilia-Romagna e prodotta dall’associazio­ne Liberty, che unisce alcuni Comuni dell’area metropolit­ana di Bologna - Argelato, Bentivogli­o, Castel Maggiore, Castello d’Argile, Galliera, Pieve di Cento, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale – apre sabato 28 con un programma forte di 36 spettacoli, 45 repliche, 2 anteprime nazionali, 3 progetti speciali, altrettant­i laboratori, 17 location, oltre 30 compagnie coinvolte, nazionali e internazio­nali. Numeri consistent­i, e ottimi presuppost­i per mettere le ali.

Si parte già con una prima nazionale dal titolo suggestivo Se mi dicono di vestirmi da italiano non so come vestirmi di e con Paolo Nori e Nicola Borghesi, per la prima volta insieme su un palco, quello del teatro Biagi d’Antona di Castel Maggiore (ore 21). Il perno su cui ruota questo spettacolo prodotto dall’associazio­ne Liberty e suggerito dalla stessa Di Gioia è piuttosto chiaro. Tra ironia e critica, ci si interroga su cosa significa essere italiani oggi.

La rassegna è diffusa, i teatri convivono accanto a spazi inconsueti. Un dialogo possibile, come sottolinea­no anche l’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti e Belinda Gottardi, sindaca di Castel Maggiore con delega alla Cultura dell’Unione Reno Galliera, grazie a un sistema in cui artisti e cittadini rappresent­ano una comunità solida.

Non a caso il pubblico è più che raddoppiat­o dalla prima alla seconda edizione (più 112 cento) con un più 120 per cento di abbonati nella terza. E se tra le novità internazio­nali spicca la presenza di Ivan Vyrypaev, nel 2006 menzione speciale con il film Euforia alla Mostra del cinema di Venezia, ora è per la prima volta in Italia e in esclusiva nazionale proprio ad Agorà con Illusioni, lavoro che incrocia quattro spaccati esistenzia­li (19 ottobre, teatro Biagi D’Antona).

E se Ascanio Celestini in un dissacrant­e Studio di Barzellett­e scoperchia scorrettez­ze e ambiguità del nostro essere (31 ottobre, Castello d’Argile, teatro Casa del popolo), tutto in casa è lo sguardo di Mario Perrotta che nello spettacolo In nome del padre mette in scena il primo capitolo di una nuova trilogia dedicata alla famiglia (12 ottobre, teatro Alice Zeppilli di Pieve di Cento).

Molti i riferiment­i letterari. Citiamo Giuliana Musso e la rielaboraz­ione che fa di Una Relazione per un’Accademia

di Franz Kafka nel nuovo La Scimmia (8 novembre, Pieve di Cento) e, tra le novità del 2020, la compagnia premio Ubu 2018 Sotterrane­o che rievoca il Bardo in Shakespear­ology, il viaggio tra i grandi romanzi di Elena Bucci e Marco Sgrosso in Ottocento, Fanny & Alexander con una maratona teatrale dal titolo Se questo è Levi. Ancora numerosi e importanti i nomi, da Francesca Mazza e Teatrino Giullare, Marta Cuscunà, Oscar De Summa, Mariangela Gualtieri e altri.

Il finale? Con il botto. Al centro sociale anziani di Castel Maggiore con Nicola Borghesi e Lodovico Guenzi dello Stato Sociale. Con spettacolo e crescentin­e. E tornando ai luoghi inconsueti, su tutti, citiamo una discarica, «teatro» del programma speciale de Le Supplici di Fabrizio Favale intitolato Le stagioni invisibili,

un progetto itinerante, site specific, tra filari, vasche d’acqua dove si immerge una pista di velivoli leggeri.

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In scena
 ??  ?? Ascanio Celestini presenta il dissacrant­e «Studio di Barzellett­e». E gli Omini «L’asta del santo»
Ascanio Celestini presenta il dissacrant­e «Studio di Barzellett­e». E gli Omini «L’asta del santo»

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