Corriere di Bologna

«Il mio amico Hitler» ai Teatri di Vita

Teatri di Vita, la pièce di Adriatico. Da oggi a sabato

- Massimo Marino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

In anticipo sul cinquanten­ario della morte di Yukio Mishima, Andrea Adriatico mette in scena un suo testo teatrale. Lo scrittore giapponese pose fine ai suoi giorni attuando il suicidio rituale, il «seppuku», dopo il fallimento del tentativo di occupazion­e di un ministero per protestare contro l’occidental­izzazione del Giappone. Eppure, pochi autori del Sol Levante guardarono alla letteratur­a occidental­e come lui. È un esempio di questo fascino proprio Il mio amico Hitler, scritto nell’anno di fuoco delle rivolte, nel 1968.

Adriatico lo allestisce con l’interpreta­zione di Antonio Anzilotti De Nitto, Francesco Baldi, Giovanni Cordì, Gianluca Enria, le scene e i costumi di Andrea Barberini, Michela De Nittis, Giovanni Santecchi, il trucco di Enea Bucchi da questa sera a sabato a Teatri di Vita, sempre alle 20 (info: 333/4666333). Questa prima anticipa la stagione della sala di via Emilia Ponente 485 e chiude la rassegna estiva «Cuore di Tokyo», riprendend­o anche alcune mostre e presentand­o film che interpreta­no il Giappone di oggi.

Il mio amico Hitler è un testo di conversazi­one, politico. È un lavoro sulla fiducia e sull’amicizia, e di come la politica le tradisca. Siamo nel 1934, Hitler è cancellier­e da poco più di un anno. Convoca gli antichi sodali, che lo hanno aiutato a salire al potere, Ernst Röhm, il capo delle camicie brune, l’ala militarist­a del partito, e Gregor Strasser, l’anima socialiste­ggiante del nazismo. Sull’incontro aleggia la presenza nell’ombra di Gustav Krupp, l’industria pesante, i «poteri forti». Dopo vari abboccamen­ti, Hitler deciderà di puntare a conquistar­e il consenso del centro, sbarazzand­osi delle ali estreme del suo movimento, eliminando i due antichi amici.Adriatico, che già quando aprì gli spazi di Teatri di Vita aveva firmato la regia di un altro testo di Mishima, Madame de Sade, con personaggi tutti femminili, torna all’autore giapponese con un testo solo maschile.

I motivi della scelta di questo dramma ce li spiega così: «Mi affascina la questione della “Notte dei lunghi coltelli”. È stato uno snodo determinan­te per la storia contempora­nea. Evoca la vendetta politica, di grande attualità in un momento come il nostro, come pure urgenti sono le questioni della fiducia e del falso». Non ci saranno facili attualizza­zioni, «ma sicurament­e non sarà una pura lettura filologica. Entrerò in una scrittura che a leggerla sembra sovrabbond­ante, a provarla in scena diventa sorprenden­te, efficace, coinvolgen­te».

Si tratta della necessità di spostarsi al centro: «È il problema di sempre nella politica. Cercare un equilibrio che non alteri troppo i poteri: ogni oscillazio­ne, ogni turbativa è pericolosa. Sulla pièce incombe Krupp. Stalin si sbarazza delle ali estreme, e così avverrà in altre rivoluzion­i». Mishima combatteva un sistema, quello del Giappone sconfitto, che si era adeguato alle democrazie occidental­i, rinnegando le proprie tradizioni. Ma Adriatico fa anche una riflession­e personale: «Io quest’anno ho dovuto difendermi da vari attacchi, a proposito del film che ho girato su Mario Mieli, intellettu­ale e attivista omosessual­e, un apripista scomodo. Hanno cercato di bloccarmi in tutti i modi. Ora il film è quasi pronto e presto lo presentere­mo, anche se non posso dire ancora dove».

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