L’exit strategy di Maccaferri: puntare tutto sulla meccanica
Venduta Exergy ai cinesi. Verso un piano di cessioni che esclude Samp e Officine
Un passo alla volta ci si libera dei cosiddetti rami secchi (seppur produttivi): una serie di cessioni e vendite per arrivare a concentrarsi solo sulla meccanica, ovvero su Samp e Officine Maccaferri. E rilanciarla. Intanto, ieri, la Exergy di Olgiate Olona è stata venduta all’asta, per 16 milioni, ai cinesi della Nanjing Tica
Il 4 novembre il gruppo presenta il piano industriale cercando di aprire linee di credito
Thermal Solution di Nanchino. Una holding partecipata con una quota di minoranza dalla statunitense Utc.
Così si sta profilando la strategia di uscita dalla crisi ( e dai debiti) del Gruppo industriale Maccaferri. Il piano industriale, che in realtà non è ancora stato definito, sarà presentato in Tribunale, ai creditori e ai fornitori il 4 novembre, ma la direzione ormai sembra tracciata. Dal gruppo fanno solo sapere che la vendita di Exergy, che era già in concordato insieme a Seci, Seci Energia, Enerray, Sadam, Sapaba e Felsinea Factor, «è un primo tassello del piano industriale».
Ma la portata della strategia di tagli e snellimento di una galassia composta da 32 società non è ufficialmente chiarita. Anche se la volontà di liberarsi delle diverse divisioni, appare sempre più evidente. In particolare delle società legate al comparto energia e al fotovoltaico. Oltre a quelle già in concordato, si stanno aprendo alla vendita anche Agripower e Powercrop. Verso la cessione anche le aziende legate all’immobiliare e Sadam. In quanto a Manifatture Sigaro Toscano, per il momento — malgrado le voci sempre più insistenti facciano supporre il contrario — la vendita non è nelle intenzioni, ma l’azienda gode già di una certa autonomia.
Con l’acquisto da parte dei cinesi di Exergy è stata incassata una cifra che, dicono sempre dal gruppo bolognese, «rappresentava la migliore delle opzioni», pur partendo da una base d’asta di 16, 5 milioni.
In questo modo rientra anche una piccola porzione di liquidità, ma i primi a non stare tranquilli sono i sindacati. «Si tappa uno dei mille buchi», ragiona sconsolata Marco Colli della Fiom. Licenziamenti spot anche nella divisione che fa capo a Officine Maccaferri (in teoria blindatissima) fanno temere. Mentre dalla Francia arrivano voci che la consociata Sampsistemi sia tenuta sotto osservazione dal Tribunale d’oltralpe. «Noi, in Samp teniamo monitorata la situazione giorno per giorno. Insieme all’azienda — dice Colli — Il lavoro c’è». I contratti di solidarietà in Samp (e anche i Seci) intanto hanno salvato i posti di lavoro. Ma la paura più grande è che se il 4 novembre il piano industriale non convincerà, e non verranno aperte nuove linee di credito, l’intero «castello» possa crollare.