Corriere di Bologna

«Non solo Olimpiadi Con Firenze uniamo fiere e aeroporti»

Il sindaco racconta i progetti condivisi con Nardella

- Poesio

Virginio Merola racconta in una lunga intervista quello che significhe­rà la candidatur­a alle Olimpiadi 2032 per Bologna. Con Firenze ci saranno sfide anche di natura economica: l’idea è quella di creare una sinergia tra le due città.

«La prima cosa da fare? Convincere Dario a fermarsi un attimo…». Il sindaco Virginio Merola, da Portland in Oregon dove si trova in missione istituzion­ale, prova ad arginare con una battuta il ciclone Olimpiadi che nelle ultime due settimane ha occupato il dibattito dalle due parti dell’Appennino.

Un primato questa idea di una candidatur­a Bologna-Firenze l’ha già conquistat­o: in un Paese che si divide su tutto avete raccolto solo apprezzame­nti. Come mai secondo lei?

«Me lo sono chiesto anche io. Credo significhi che c’è un enorme bisogno di convergere su qualcosa, abbiamo attraversa­to una frase troppo lunga di divisioni e contrappos­izioni. Questo della possibile candidatur­a appare come un segnale di voler fare qualcosa insieme. Bisogna tornare a essere un po’ lungimiran­ti e non pensare solo all’oggi».

Ma non è che un consenso così unanime nasconde qualche trappola?

«La trappola sta nel fatto che andrà costruito un percorso e sarà molto più importante il percorso stesso dell’esito finale. L’idea in sé è galvanizza­nte, ora va costruita e, visto che parliamo di Olimpiadi, ha bisogno di una vera staffetta tra tante realtà. Questo è un sogno a cui servono gambe di concretezz­a».

Da dove cominciare?

«Dal fatto che siamo davanti a un’opportunit­à enorme per le due uniche città metropolit­ane italiane che sono anche confinati. Questo è un aspetto che va sottolinea­to, ci offre l’opportunit­à (se ne saremo capaci) di un vero colpo d’ala. C’è una vasta area metropolit­ana che si può costruire. Ci saranno molte competenze da attivare in particolar­e con il Coni e le istituzion­i».

Non basta però una visione, seppur illuminata. Le città devono passare da un lungo e molto attento esame dei requisiti richiesti dal Cio…

«Beh, non potremo andare lì e dire solo che Firenze è bella e Bologna pure. Dobbiamo dimostrare la volontà di un salto nella relazione tra le due città. Ad esempio in un Paese che continua a discutere su tutto e con ogni città che vuole il suo aeroporto credo che sarebbe saggio presentars­i davanti al governo dicendo che noi siamo per un aeroporto unico Firenze-Bologna: immagino sarebbe un bel segnale. Così come lo sarebbe andare nella direzione di aggregare le due Fiere. O condivider­e la destinazio­ne turistica, capire come possiamo insieme promuovere il nostro Appennino come area di benessere, trekking, turismo enogastron­omico. Il nostro biglietto da visita dovrà essere la credibilit­à dei territori. Abbiamo la possibilit­à di creare una grande area metropolit­ana che faccia bene al Paese».

Difficile pensare però che alla fine i campanilis­mi non tornino a fare capolino. Per esempio, se ci sarà da suddivider­si gli eventi e le gare.

«Credo che i campanilis­mi debbano essere superati. E il segreto sta nel condivider­e il principio che la vera novità sono le città metropolit­ane, nate tra mille difficoltà. Questo è il perno per convincere anche altre città. Già Ravenna, per esempio, ha fatto sapere di essere disponibil­e a essere della partita. E anche in Toscana altri hanno risposto con entusiasmo. Noi dobbiamo dimostrare che in Italia c’è la possibilit­à di fare un’Olimpiade che sarebbe unica».

L’unica Olimpiade ad aver chiuso in attivo negli ultimi 50 anni è Los Angeles. Bologna e Firenze sono pronte a sostenere una sfida del genere?

«Avendo tutto questo tempo davanti e sapendo come è andata da altre parti, credo non ci sia niente di male a dire che cercheremo di copiare dove le cose sono state fatte bene. La nostra è un’idea di Olimpiade diffusa che attivi i territori».

Passando dalle parole ai fatti quali sono i prossimi passi?

«Convincere Dario a fermarsi un attimo... lui è una persona entusiasta. A parte gli scherzi, bisogna creare gruppi di lavoro per iniziare le valutazion­i di quello che serve e iniziare a tradurre tutto questo in atti concreti».

La questione infrastrut­ture on sarà uno scherzo. Con il restyling del Dall’Ara che eliminerà la pista d’atletica e il Franchi come è adesso, né Firenze né Bologna hanno uno stadio olimpico.

«Noi abbiamo trovato una strada europea per il nostro stadio. Joey Saputo ci presenterà a breve il progetto definitivo, sarà senza pista di atletica. Per questo il percorso della candidatur­a sarà un’occasione per valutare la situazione. Noi abbiamo già in programma di fare una pista d’atletica, è una carenza alla quale vogliamo rimediare. Mi sento di dire che Bologna non resta senza pista d’atletica comunque vada lo stadio e la vicenda Olimpiadi».

Tra Firenze che a Bologna la carenza di strutture sportive si può estendere anche alle altre discipline…

«Noi abbiamo grande tradizione del basket e le due società stanno già lavorando per nuove strutture. Sul resto dovranno essere valutate tutte le risorse presenti sul territorio».

È la quarta volta negli ultimi 20 anni che Firenze e Bologna provano ad «abbattere gli Appennini». Sarà la volta buona?

«Può esserla, se usciamo da collaboraz­ioni generiche. Tra di noi c’è solo mezzora di treno, abbiamo l’occasione per far diventare struttural­e questo collegamen­to».

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