Addio a Campus Venuti, l’urbanista riformista
1926-2019
Se n’è andato domenica sera l’urbanista riformista che disegnò la Bologna rossa degli anni Sessanta e Settanta. E che lasciò il suo segno in diverse città dell’Emilia-Romagna, e del mondo. L’architetto Giuseppe Campos Venuti, il «bolognese di Roma» come lo definì il sindaco Sergio Cofferati nel consegnargli il Nettuno d’Oro nel 2006, si è spento all’età di 93. Lascia due figli. Domani dalle 11 alle 15 sarà allestita la camera ardente nella sala Tassinari di Palazzo d’Accursio. «Bologna deve a Giuseppe Campos Venuti le scelte urbanistiche che, ancora oggi, la rendono una città differente», dichiara il sindaco.
Se n’è andato domenica sera l’urbanista riformista che disegnò la Bologna rossa degli anni Sessanta e Settanta. E che lasciò il suo segno in diverse città dell’Emilia-Romagna, e del mondo. L’architetto Giuseppe Campos Venuti, il «bolognese di Roma» come lo definì il sindaco Sergio Cofferati nel consegnargli il Nettuno d’Oro nel 2006, si è spento all’età di 93. Lascia due figli. Domani dalle 11 alle 15 sarà allestita la camera ardente nella sala Tassinari di Palazzo d’Accursio.
«Bologna deve a Giuseppe Campos Venuti le scelte urbanistiche che, ancora oggi, la rendono una città differente, una città migliore», lo ha ricordato il sindaco Virginio Merola in Consiglio comunale dove è stato osservato un minuto di silenzio. «Dobbiamo fare tesoro del suo coraggio riformista e della libertà di pensiero che ha esercitato con tenacia e coerenza». Nato a Roma nel 1926, la Resistenza a 17 anni e studi di architettura alle spalle, Campos Venuti, «Bubi» per gli amici, era arrivato a Bologna su indicazione del Partito comunista che cercava un urbanista per la città emiliana. Era il 1960. «Già allora amavo gli impegni difficili — ricordò —, l’operazione bolognese mi ha affascinato e quindi l’ho accettata subito». Fu assessore all’urbanistica nella giunta di Giuseppe Dozza, fino al 1966. Firmò il piano per l’edilizia economica e sociale, il Peep, che disegnò i quartieri di edilizia popolare con i servizi e il verde, a partire dal Fossolo che fece scuola. Poi lavorò al Piano regolatore che cambiò il volto alla politica urbanistica. Successivamente si devono a lui i piani a difesa del centro storico, a tutela della collina e al decentramento direzionale. Nel ‘68 venne chiamato come docente al Politecnico di Milano dove insegnò fino al 2001. Dal 1970 al ‘75 fu consigliere regionale e presidente della commissione urbanistica dove lavorò all’impostazione della legge urbanistica poi emanata nel 1978. Dal ‘79 in poi si dedicò al piano territoriale dell’Emilia-Romagna, al piano regolatore di Madrid e di Firenze, al Peep di Roma, al piano di ricostruzione di Napoli, ai Prg di Bologna (1985) e di Ancona. Interventi che trovarono compendio in numerosi libri, a partire da Amministrare l’urbanistica del ‘67.
«Ho trovato a Bologna e nella sua regione — disse in un’intervista del 2007 — qualcosa che si confaceva alle mie aspettative e alle mie esigenze: da un lato la tensione ideale, che ha sempre ispirato le mie scelte politiche, culturali e civili, e dall’altro il pragmatismo operativo, di cui ho sempre avvertito l’imperiosa necessità, perché non sono mai stato un uomo di astratta teoria e ho sempre cercato di mettere in pratica e di realizzare le cose a cui pensavo. Se questo è il modo con cui ho messo radici in questa città, credo di averle messe nella maniera giusta e ne sono certamente soddisfatto e felice».
In tanti ieri lo hanno ricordato. Campos Venuti, ha detto il presidente della Regione Stefano Bonaccini, «aveva pensato il volto della Bologna più moderna». «Alcune sue scelte urbanistiche — ha aggiunto — sono il patrimonio dell’intera comunità emiliano-romagnola». Per il ministro delle Infrastrutture, la piacentina Paola De Micheli, «le idee e la visione del territorio di Campos Venuti sono diventate patrimonio di tutto il Paese». Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa regionale, ricorda un «intellettuale di spessore, amministratore pubblico di grande livello, politico di grande passione civile». Anche Reggio Emilia ricorda la sua opera: «senza Giuseppe Campos Venuti — ha scritto il sindaco Luca Vecchi — Reggio Emilia non sarebbe se stessa. Per questo, con riconoscenza, siamo chiamati a fare nostra la sua eredità». Per il deputato dem Andrea De Maria, infine, «ha scritto alcune delle pagine più belle nella storia della amministrazione della nostra città».
Il ricordo del sindaco Merola
«Bologna deve a lui le scelte urbanistiche che ancora oggi la rendono una città differente, una città migliore»