Corriere di Bologna

L’ultimo eroe comunista e borghese

- Marco Marozzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’ultimo eroe. Giuseppe Campos Venuti è una storia splendente che la lunga malattia ha portato lontano nel tempo. Ha combattuto il fascismo, ha impedito che Bologna diventasse di bruttezza sovietica, non ha mai ceduto, lo ha pagato con l’uscita dalla politica, con il mai avvenuto ingresso in questa università. Un eroe, vero. In tutto. Durissimo, bello come un condottier­o rinascimen­tale. A 17 anni ha combattuto insieme ai compagni del liceo Visconti a Porta San Paolo a Roma. Ultima resistenza contro i tedeschi, non aveva mai sparato un colpo, ha visto morire il suo insegnante di storia dell’arte Raffaele Persichett­i, prima medaglia d’oro della Resistenza. È scappato verso sud, verso gli Alleati, si è arruolato nella V Armata americana, lo paracaduta­vano oltre le linee nemiche, apriva la strada uccidendo sentinelle con coltelli, fili di ferro, le mani, un racconto amarissimo che faceva senza gloria, parlando di tutti i compagni morti. È stato partigiano di Giustizia e Libertà, come Persichett­i. Comunista per speranza, borghese immenso per cultura. Campos è il Pci emiliano rivoluzion­ario che si fa riformista. E diventa modello nazionale. Il sindaco Dozza e i suoi non avevano studiato ma nel ’59 capirono che non si poteva continuare a tirar su mattoni a caso fin sotto le Due Torri. Si presentaro­no a Roma da Mario Alicata, responsabi­le della cultura. «Ci date qualcuno per l’urbanistic­a?». Il capo comunista chiese a Carlo Melograni, Carlo Aymonino, Campos Venuti. Allora belle speranze. Campos disse sì. «Appena sceso dal treno rimasi sconvolto da via Marconi, poi mi innamorai a vista d’occhio. I compagni mi dicevano che il centro era tutto da demolire, io rispondevo che ero venuto per farlo stare in piedi». Portò in Comune come tecnico Pierluigi Cervellati, che poi da assessore continuò il suo lavoro pur fra ispidi dissensi. Il suo ironico monumento è San Giorgio in Poggiale, chiesa barocca sconsacrat­a che la Curia voleva demolire per farci un supermerca­to e Dozza era per starci. Campos chiamò Antonio Cederna: il fondatore di Italia Nostra. Un comunista che salvò una chiesa.

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