San Petronio, il manifesto di Zuppi
L’omelia nella basilica: «Bologna apra gli occhi sulle sofferenze: vi chiedo l’accoglienza»
«L’anno scorso parlai della bonomia. Quest’anno vorrei chiedere l’accoglienza». Alla vigilia del concistoro che lo creerà cardinale, l’arcivescovo Zuppi lancia il suo appello a Bologna durante l’omelia di San Petronio: «Tante sofferenze in città. Aiutiamoci come i portici che si sorreggono». E Zuppi torna anche sulla polemica per i tortellini di pollo: «Accoglienza è vivere la tradizione».
«Accoglienza». È tutto in una parola il messaggio scelto dall’arcivescovo Matteo Zuppi in una festa di San Petronio decisamente diversa dalle altre. L’ultima prima del concistoro in Vaticano che oggi lo farà cardinale. Ma anche l’ultima, si spera, condita dalle polemiche del centrodestra per qualche chilo di tortellini «accoglienti» al pollo, serviti in Piazza Maggiore per la festa del patrono tra quintali di tortellini tradizionali.
«Io sono un po’ matto, questo è evidente. Ma sarei veramente matto se a Bologna pensassi di abolire la carne di maiale dai tortellini», ironizza Zuppi davanti alle telecamere di Trc Bologna, mentre partecipa al Forum delle Famiglie in mattinata. «L’accoglienza è vivere la tradizione — sottolinea — trasmetterla e fare in modo che tutti possano viverla». Anche con qualche piatto di tortellini di pollo pensati per chi, come i musulmani, non mangia il maiale. Tortellini che in fondo potrebbero essere meno eretici, gastronomicamente, di quanto si pensi. «Il Gambero Rosso ha tirato fuori una ricetta del Seicento o del Settecento in cui il tortellino era solo col pollo. A quel punto, se proprio vogliamo fare un discorso sulla tradizione, vorrei vedere come va a finire...», scherza Zuppi, ricordando che proprio domani a Bologna ci sarà «un festival del tortellino con 23 ricette diverse».
Ma questo è un San Petronio diverso dagli altri soprattutto per l’attesa che accompagna il viaggio a Roma del prossimo cardinale di Bologna. Venti minuti prima che inizi la celebrazione la basilica di San Petronio è già gremita. «Siamo qui con il 112esimo successore di San Petronio alla vigilia di significativi eventi», esordisce dal pulpito il vicario Stefano Ottani. Zuppi sorride, lo ringrazia. Poi, durante l’omelia, lancia il suo messaggio alla città. «L’anno scorso parlai della bonomia, caratteristica attribuita alla nostra città che dobbiamo difendere dal rancore e dall’istinto della paura, che fa cercare un nemico. Quest’anno vorrei chiedere l’accoglienza. Chi accoglie — scandisce l’arcivescovo — sarà accolto. E accoglienza non è preparare una stanza e magari poi il conto, ma aprirsi alla vita». Anche San Petronio, che tiene tra le mani la città di Bologna, «ci ricorda che tutti sono da amare — sottolinea Zuppi — senza distinzioni e preferenze, anzi iniziando dagli ultimi».
Parla di portici, l’arcivescovo. Delle tante sofferenze che possono nascondere. «Penso a chi è colpito da malattie degenerative; a chi è schiavo di dipendenze; alla malattia psichiatrica; a chi, profugo, è lasciato orfano perché non adottato da cuori buoni e rimane in un limbo, deludente e pericoloso per tutti. Aiutiamoci gli uni con gli altri — conclude l’arcivescovo — come i portici che si sorreggono a vicenda».
La celebrazione finisce e tra gli applausi comincia la processione attorno al Crescentone con le reliquie del Patrono. Il sindaco Virginio Merola, tra i pochi politici che fanno capolino nelle prime file, confessa di essere emozionato. «Avere un amico che diventa cardinale non mi era mai capitato», dice il sindaco, che sposa il messaggio di Zuppi: «Parole essenziali,
” Merola Le sue parole sono essenziali Perché una città accogliente ha una chiara direzione del proprio futuro
accogliere e proteggere. Una città accogliente ha una chiara direzione del proprio futuro». Lui, il don Matteo di Trastevere che da oggi sarà il cardinale di Bologna, è emozionato. «Domani (oggi, ndr) porterò nel cuore questa comunione fatta di persone, storie e volti», dice tra gli applausi. Il vicario Giovanni Silvagni invita tutti a benedirlo prima del viaggio verso Roma. «Grazie, è la benedizione più abbondante che abbia ricevuto — sorride don Matteo — ma il viaggio sarà insieme a tutti voi».