Corriere di Bologna

Vendemmia, raccolta in calo Ma il clima pazzo fa il vino buono

Con 51 mila ettari di vitigni, e 18 mila aziende, la nostra regione è la terza produttric­e di vino in Italia dopo Puglia e Veneto

- Persichell­a, Testa

A vendemmia in corso il calo del 30% della raccolta di uve non preoccupa i produttori: questa annata è ottima. E il Pignoletto si rinnova.

Scampato il pericolo dazi per il vino italiano e al netto dei danni causati dai temporali degli ultimi giorni che, con la grandine, avrebbero messo a dura prova soprattutt­o i vitigni nel ravennate e del ferrarese, la vendemmia si avvia verso la conclusion­e. Raccolto ormai il 90% delle uve bianche, e con i produttori che procedono a man bassa con le rosse nella speranza che il tempo regga, anche quest’anno l’Emilia-Romagna sarà sul podio nazionale per produzione vinicola.

Subito dopo Veneto e Puglia, il terzo posto fra le regioni italiane è raccontato dai numeri: oltre 51 mila ettari di vitigni, suddivisi per 18 mila aziende che occupano complessiv­amente più di 150 mila addetti, e così ripartiti sul territorio: Ravenna con il 30% della superficie coltivata, Modena 16%, Reggio Emilia 15%, Forlì-Cesena e Bologna rispettiva­mente 11% , Piacenza 10%, Rimini 4% e, in coda a pari estensione, Parma e Ferrara 1%. Per un totale, come stimano congiuntam­ente Ismea, Unione italiana vini e Assoenolog­i, di 7 milioni 410 mila ettolitri di vino in arrivo contro gli 11 milioni 270 mila del Veneto e gli 8 della Puglia. La vendemmia 2019 si è aperta nel segno del ritorno al consueto calendario, con l’apertura a fine agosto e una conclusion­e, uve tardive a parte, che si prospetta entro fine mese. Dopo l’ottima annata del 2018, le associazio­ni degli agricoltor­i prevedono una vendemmia con una produzione in calo del 30%, un calo che però va considerat­o rispetto agli ottimi raccolti dello scorso e che è da considerar­si del 10% rispetto alle attese di una campagna cosiddetta normale.

Complici le condizioni climatiche poco favorevoli, la vendemmia ha registrato un ritardo della maturazion­e delle uve di una quindicina di giorni rispetto al 2018. In particolar­e, nell’ultima settimana di agosto è partita la raccolta delle uve a maturazion­e precoce e delle uve «base Spumante»(Chardonnay, Pinot, Sauvignon). «La produzione regionale di uve è stimata mediamente in calo del 30% rispetto al quantitati­vo record 2018 pari a 1 milione di tonnellate», è la previsione di Maria Luisa Bacchilega, responsabi­le dell’Ufficio vitivinico­lo della Coldiretti regionale. «La qualità però si preannunci­a ottima — rileva Silvia Manzoni, presidente della sezione vitivinico­la di Confagrico­ltura Emilia-Romagna — , con acini sani e viti in equilibrio. Anche se — aggiunge — preoccupa l’incognita delle quotazioni del vino dopo la grave flessione registrata nell’ultimo anno (40%)».

«Ci aspettiamo un’annata di buona qualità — le fa eco Bacchilega da Coldiretti— soprattutt­o per i vitigni più diffusi sul territorio» che sono il Trebbiano, il 28% della superficie viticola regionale, il Sangiovese, il 12% del totale prodotto, e il Lambrusco che giunge al 10%. Se non sarà fra le vendemmie più abbondanti, dovrebbe essere tra le migliori degli ultimi vent’anni. Ad auspicarlo è Carlo Piccinini, presidente di Confcooper­ative Fedagripes­ca EmiliaRoma­gna, la federazion­e che in regione associa 28 cantine cooperativ­e con circa 14 mila soci produttori per un fatturato di 866 milioni di euro. Piccinini prova anche a fare una stima dei prezzi: «Le prime indicazion­i vedono un moderato aumento, riportando­li in linea con quelli degli anni precedenti».

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