Quei murales (legali) finiti alla sbarra
Il caso di via del Guasto e Majorana: condannata la presidente di Serendippo
Hanno realizzato murales per abbellire via del Guasto e non solo, ma nonostante autorizzazioni e apprezzamenti, l’associazione Serendippo, che riunì street artist per il progetto, è stata chiamata a rispondere delle sue opere in Tribunale. Un paradosso costato la condanna alla sua presidente Etta Polico (gli artisti sono stati assolti) che ora, in vista del processo d’appello, ha avviato con l’associazione una raccolta fondi per sostenere 3mila euro di spese legali.
Nonostante autorizzazioni e apprezzamenti unanimi, e nonostante abbia contribuito a riqualificare tante zone della città, l’associazione culturale Serendippo si trova a pagare il conto, in termini penali, per il progetto che nella primavera del 2017 ha ridisegnato i muri di via del Guasto e per il famoso murales della discordia in via Majorana.
Ieri è partita su Facebook una raccolta fondi per far fronte alle spese legali di un processo scaturito, appunto, dalle denunce presentate da alcuni residenti, forse anche qualche comitato che non gradì gli interventi. Riavvolgiamo il nastro: le grane iniziarono a maggio del 2017, quando il Guasto Village ancora non esisteva. Con il progetto R.U.S.C.O. Recupero urbano spazi comuni, l’associazione fece una chiamata alle armi agli street artist che iniziarono ad abbellire la via dipingendo sulle bacheche (le uniche per le quali il Comune aveva rilasciato le autorizzazioni), da lì il direttore del Comunale chiese di realizzare un murales anche sulla porta del teatro, e spuntò il bellissimo volto di Francesca Alinovi di Rafe Art, qualche condominio mise a disposizione i muri privati, i writer si allargarono e i muri di via del Guasto diventarono quella galleria a cielo aperto che sono oggi. «Non vogliamo riqualificare — raccontava all’epoca la presidente di Serendippo Etta Polico – ma rivitalizzare, portare vita nuova nella strada».
E infatti la via si animò, qualche cittadino mise a disposizione cibo e bevande, banchetti, chi passava partecipava. Ma qualcuno chiamò vigili urbani e polizia, che, dopo aver identificato gli organizzatori, annotarono le irregolarità: dall’occupazione di suolo pubblico alla somministrazione di alimenti senza Scia. Partirono denunce e sanzioni. A settembre 2017, il progetto si sposta in via Majorana, dove grazie a un patto di collaborazione con il quartiere Santo Stefano e l’autorizzazione di un condominio privato, prese forma un grande murales che rivisitava l’onda di Hokusai, firmato dai writer Awer e AthenA. Ma l’opera non piaceva a un’inquilina che riuscì a farla bloccare e in seguito a farla cancellare, grazie all’intervento di un legale.
Il caso è finito dritto davanti al giudice penale, in primo grado Etta Polico è stata condannata, nonostante siano stati assolti artisti e amministratori di condominio, si attende ora l’appello. Intanto l’associazione lancia la campagna #assolviamoserendippo e una raccolta fondi per raccogliere 3.000 euro necessari per pagare le spese legali. Otello Ciavatti, che con il comitato Piazza Verdi ripulisce i muri da tag e vandalismi, assicura: «I graffiti di via del Guasto non li cancelleremmo mai, anzi esprimiamo solidarietà a Serendippo per tutta l’assurda vicenda che si è venuta a creare».